LECCE – Forse un’infibulazione o una violenza sessuale. Saranno le indagini della procura per i minorenni di Lecce a fare luce sul malessere di una bambina di soli otto anni, originaria del Mali e residente nel leccese, ricoverata all’ospedale “Vito Fazzi. La piccola era stata accompagnata dal padre che ai medici ha raccontato di essersi sentita male dopo una caduta in casa, mentre giocava con il fratellino. La piccola ai medici lamentava dolori tra basso ventre e organi genitali. Ma gli accertamenti medici avrebbero riscontrato un’emorragia, forse dovuta ad una violenza sessuale o all’infibulazione, una pratica compiuta clandestinamente e molto diffusa in Africa per impedire alle donne di avere rapporti sessuali fino al matrimonio. Dopo la segnalazione da parte del personale sanitario, sono scattati i provvedimenti a tutela della bambina e dei suoi fratellini che sono stati allontanati dal nucleo familiare. La procura leccese fino ad oggi non si è mai occupata di infibulazione, ma ha solo sventato due episodi di matrimonio di bambine. L’intervento dell’infibulazione consiste nella escissione parziale o totale dei genitali esterni, ossia la “chiusura” del lume vaginale. Al momento del matrimonio, la sutura viene riaperta chirurgicamente. In Italia la pratica è vietata e prevede una pena, in caso di condanna, che va dai 4 ai 12 anni di reclusione.
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