LECCE – É settembre, non si parla più di impressioni: è tempo di chiudere gli ombrelloni e di tornare alla quotidianità. La categoria che viene colpita maggiormente dalle incombenze autunnali è sicuramente quella dei più giovani, gli studenti che dopo tre mesi di spensieratezza tornano tra i banchi di scuola.
É proprio la gioventù, le generazioni 3.0, il focus della pellicola del 2017 di Federico Moccia “Non c’è campo”.
Girata e ambientata proprio nel Salento, precisamente nel borgo di Scorrano, questa commedia cerca di indagare il complicato e unico rapporto che lega i nativi digitali con la tecnologia.
La trama è semplice, ruota attorno ad una classe delle superiori che parte in gita proprio nel Salento. Arrivati sul posto, i giovani scoprono che la zona è completamente isolata dalla modernità, trovandosi dover accettare di vivere offline. Nonostante l’argomento trattato sia particolarmente interessante e l’idea di creare un punto di contatto generazionale sia da premiare, il regista non riesce a confezionare un prodotto davvero vicino al suo target di riferimento, ma anzi sembra il classico film fatto da adulti per adulti, senza aver assolutamente provato a capire autenticamente la generazione Z.
