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Concessioni balneari: enogastronomia e folklore fra i criteri di aggiudicazione

Anche l’enogastronomia e le tradizioni folkloristiche locali entrano tra i criteri di aggiudicazione delle nuove concessioni balneari a partire dal 2027, secondo quanto prevede il decreto varato dal governo Meloni, frutto dell’accordo fra Roma e Bruxelles di cui è stato regista il ministro Raffaele Fitto. “Un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le

legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione”, sottolinea una nota di Palazzo Chigi.

La curiosità è che le iniziative culturali legate alle tradizioni del territorio che valorizzino le peculiarità locali, come la pizzica suonata tra gli ombrelloni del Salento, potranno pesare nella valutazione delle offerte da parte dell’ente concedente. Altro punto a favore, “l’incremento e la diversificazione dell’offerta turistico-ricreativa” e gli obiettivi di “salvaguardia del patrimonio culturale”. Inoltre si estende la possibilità di offrire servizi anche in periodi diversi dalla piena estate. Premialità anche per l’accessibilità e i servizi inclusivi per gli utenti con disabilità.

Il provvedimento prevede possibili deroghe al nuovo termine di scadenza delle concessioni balneari al 30 settembre 2027, in presenza di “ragioni oggettive”, ma “non oltre il 31 marzo 2028”. “La durata delle nuove concessioni” va “da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, in modo da garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati, l’assunzione di lavoratori impiegati nella precedente concessione che ne traevano la prevalente fonte di reddito, l’indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante e pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni”.

Ma le associazioni di categoria contestano “la messa a gara delle aziende”, l’aumento dei canoni demaniali del 110%, e l’entità delle buonuscite.

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