TELERAMA – Benvenuti gentili e soprattutto curiosilettori di TeleRama, al consueto appuntamento settimanali con Cineclub, dove i protagonisti assoluti sono le uscite più attese nel mondo del cinema. Cominciamo il nostro itinerario nei film più interessanti di questi giorni, continuando a parlare della scena cena orrorifica moderna, introducendo un attesissimo capitolo di una saga, il folle “Maxxxine” di Ti West. Quest’atto conclusivo della trilogia dedicata ad un’ampia riflessione sull’impatto che il mondo dello spettacolo ha avuto sulle masse, chiude il trittico con Mia Goth protagonista( ed antagonista) che fu iniziato sempre da Ti West nel 2022 con “X: a sexy horror story”. Le prime due opere erano ambientate rispettivamente negli anni 70′ e negli anni 20′, “Maxxxine” decide di fare un nuovo salto temporale nel pieno degli anni 80′, precisamente nel 1985 in una Los Angeles degli eccessi che però non perdona e soprattutto non dimentica. Come si può capire facilmente dal titolo, protagonista di quest’ultima scommessa della casa di produzione A24 è Maxine: la giovane attrice, dopo essere sopravvissuta al massacro a tinte pornografiche avvenute nel primo film “X: a sexy horror story ”, adesso cerca di far brillare la sua luce nell’immensità della via Lattea Hollywoodiana, lottando con spietatezza per raggiungere il suo obiettivo e quindi cercare il definitivo e necessario distacco dalla maschera slasher di Pearl. “Maxxxine” è senz’ombra di dubbio il capitolo meno convincente della trilogia, forse a causa delle troppe idee che West ha deciso di condensare in questo capitolo finale, ma questo non significa che non sia una visione doverosa per gli amanti del genere e per chi volesse vedere Mia Goth realizzarsi finalmente come diva assoluta del genere horror.
Passiamo dalla violenza un po’ spinta alla spensieratezza tipica delle commedie italiane con il ritorno nelle sale del cult degli anni 80′ “Sapore di mare” di Carlo Vanzina. I figli Di Steno, con questa pellicola diventata fin da subito un cult, hanno lasciato nella storia del cinema italiano una personalissima cartolina di un’Italia che già allora esisteva solo nei loro ricordi. Questa commedia sentimentale datata 1983 è un tuffo nella Versilia degli anni 60′, una visione rimaneggiata e affrescata della comicità di quegli anni che ha dato il via alla tradizione cinematografica tutta italiana dei cinepanettoni, lanciando addirittura la carriera di un non affermato Christian de Sica. Un film fondamentale per il peso che ha esercitato sulle produzioni italiane per anni, essendo stato di fatto l’anello di congiunzione di due ere e capostipite di un genere che ha rilanciato la comicità italiana con nuovi protagonisti.
Concludiamo in bellezza, parlando di un film che nella scena autoriale ha fatto discutere parecchio, vincendo addirittura il prix du scenario durante l’ edizione del festival di Cannes 2023. Sto parlando del thriller drammatico giapponese “Monster”, in italiano “L’innocenza” di Hirokazu Kore-eda. Con la struggente colonna sonora di nientepopodimeno che del compianto Riuchi Sakamoto, ultimo lavoro della sua carriera, questo film entra nel vivo dei sentimenti e della psiche di un preadolescente, descrivendone i problemi, i dubbi, soffermandosi sul peso della delicatezza di una fase che definirà per sempre l’uomo che sarà. Come nel recente e pluripremiato “Close” di Lukas Dhont, questo focus sul piccolo Minato serve per indagare i meccanismi che definiscono la società moderna: infatti sono tanti i punti di vista e di riflessione che vengono posti allo spettatore. La società, tramite il tessuto scolastico, viene messa sotto la lente enfatizzandone i moralismi e contraddizioni. Ciononostante il regista è stato particolarmente intelligente, riuscendo a non farsi chiacchierare dalla quantità di tematiche e anzi regalando al pubblico un prodotto sincero e privo di inutili barocchismi.
