BARI – “L’attuale Governo non è affatto contrario alla gestione pubblica delle reti idriche, anzi sfido chiunque a individuare qualche indizio che porti a ritenere il contrario, ma è evidente che la regolazione della materia e le modalità di affidamento del Sistema idrico integrato – anche in Puglia come nel resto d’Italia – debbano avvenire nel pieno rispetto della disciplina europea e nazionale, normative alle quali devono sottostare anche le leggi regionali”. È la dura presa di posizione del ministro per gli Affari Europeei, le politiche di coesione e per il Sud, Raffaele Fitto, in merito alle polemiche sulla decisione del governo di impugnare la legge regionale pugliese sulla gestione del servizio idrico. In una lunga nota, il ministro ripercorre l’iter legislativo che dal 1999 ad oggi ha interessato la gestione del servizio idrico in Puglia. Nel 2021, per l’attuazione del Pnrr, si è resa necessaria l’adozione di una norma nazionale per prorogare l’affidamento ad AQP fino al 31 dicembre 2025 al fine di evitare che gli effetti dell’emergenza da COVID-19 possano compromettere l’efficacia delle procedure da avviare per l’affidamento del servizio idrico integrato nella regione Puglia. L’anno successivo vennero poi introdotte delle regole per l’affidamento dei servizi. “L’impugnativa del Governo, – sottolinea il ministro Fitto – ha tenuto conto delle osservazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, inviate per conoscenza al presidente della Regione Puglia, che sosteneva che la legge regionale presentava ‘presenti profili di incostituzionalità’ perché: rappresenta un’inammissibile ‘intrusione’ del legislatore regionale nell’ambito delle materie dell’ordinamento civile, della tutela della concorrenza e della tutela dell’ambiente, tutte riservate alla competenza legislativa esclusiva dello Stato. Con la legge regionale, infatti, si realizza una sostanziale modifica del soggetto cui la legge statale ha affidato la gestione del servizio idrico integrato. Non è possibile per la Regione – continua Fitto – continuare a partecipare al capitale sociale di AQP, in qualità di gestore del servizio idrico integrato, dal momento che la Regione non è il soggetto competente all’organizzazione e alla gestione del servizio idrico integrato e la normativa statale in materia di società pubbliche consente alle pubbliche amministrazioni di costituire, acquisire o mantenere partecipazioni esclusivamente in società che abbiano per oggetto la produzione di beni o servizi strettamente necessari per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali; la Regione ha, in definitiva, delineato una modalità di affidamento in house del servizio idrico integrato difforme da quella prevista dal legislatore statale, al quale compete in via esclusiva la potestà legislativa in materia”.