MANDURIA/ LECCE – Accoltellato, picchiato, trascinato in auto agonizzante e poi buttato in una scarpata a Manduria. Per il brutale assassinio di Natale Naser Bahtijiari, 21enne del Campo Sosta Panareo a Lecce ucciso il 22 febbraio dello scorso anno, il Pubblico Ministero Milto De Nozza invoca pene severe, come il carcere a vita. Lo ha fatto nella nuova udienza che si è celebrata nelle scorse ore nel tribunale di Taranto, nell’ambito del processo a carico dei suoi presunti assassini che si è aperto il 19 gennaio scorso.
Più nel dettaglio il pm ha chiesto l’ergastolo, con un anno e mezzo di isolamento diurno, per Vincenzo Antonio D’Amicis, 20enne nipote di Vincenzo Stranieri, ex boss della Sacra corona unita soprannominato “Stellina”. Per quest’ultimo, accusato (assieme al nipote) della rapina dell’auto con la quale il giovane rom si era recato a Manduria, la condanna invocata ammonta a 12 anni.
D’Amicis secondo l’accusa avrebbe architettato l’omicidio per un debito di droga contratto con il fratello maggiore della vittima, Suad Bahtijiari. Nel mettere in atto il piano, però, non avrebbe agito da solo, coinvolgendo due amici – entrambi 23enni – divenuti suoi complici. Per Simone Dinoi il pubblico ministero ha invocato 28 anni di carcere, per Domenico D’Oria Palma 26 anni di reclusione.
Sono accusati di omicidio in concorso, con una serie di aggravanti tra cui la crudeltà e il metodo mafioso, e poi di tentata soppressione o distruzione di cadavere, considerato che nelle intenzioni – così come intercettato dagli inquirenti – il corpo del giovane doveva anche essere bruciato.
È per conto del fratello Suad – stando alle indagini – che Natale Naser quel 22 febbraio ha raggiunto Manduria, con l’obiettivo di incassare il pagamento di una partita di 100 grammi di cocaina. Non poteva immaginare Suad che i suoi acquirenti nochè soci in affari per non pagare il debito di droga avrebbero ucciso suo fratello, oltre che per vendicare il torto subito da Stellina in persona, con una serie di spari indirizzati nei mesi precedenti all’auto della figlia.
Si torna in aula il 27 giugno prossimo: la parola alla difesa.