LECCE – Per quella contestazione troppo generica la Professoressa è stata sospesa dal servizio, senza aver avuto la possibilità di difendersi. È quanto, tradotto in soldoni, scrivono i Giudici del Tar di Lecce chiamati ad esprimersi sul ricorso della Prof di Latino dell’Università del Salento, sospesa per quattro mesi dall’Ateneo per presunte vessazioni nei confronti degli studenti. Un caso che ha fatto molto discutere, nato da una lettera-denuncia inviata al Ministero dagli stessi universitari.
Il ricorso presentato dalla docente è stato in gran parte rigettato. Sul punto che riguarda però proprio i presunti atteggiamenti lesivi assunti in sede di esame, i magistrati accolgono le eccezioni addotte dalla prof. “Si palesa illegittima – si legge nella sentenza – la sospensione per 45 giorni disposta in ragione di questa contestazione”, poichè – diversamente da quanto sostenuto dall’Ateneo – le “circostanze denunciate dagli studenti risentono di una insuperabile genericità (…) tale da pregiudicare il diritto di difesa della professoressa in sede disciplinare”.
Per il resto i giudici respingono le contestazioni elencate nel ricorso. Più nel dettaglio: il consiglio di disciplina che ha chiesto la sospensione della prof ha deciso a maggioranza. La contestata presenza al suo interno di un docente delegato del rettore e senza alcuna carica accademica, non può essere sufficiente a rendere illegittima una decisione assunta da due terzi del Collegio. E poi ancora: nessun ritardo nell’avvio del procedimento, secondo i giudici – al contrario – tempestivo.
Così come la lamentata eccessiva sospensione dal servizio – secondo la prof sproporzionata rispetto alle contestazioni, con l’audizione di un numero esiguo di studenti e senza considerare il valore didattico e scientifico della docente – per i giudici non può dirsi illegittima o ingiusta, “stante – conclude il Tar – l’ampia discrezionalità datoriale” ammessa nei procedimenti disciplinari.
