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Per 10 anni botte a compagna e figlie, ridotte in schiavitù anche nei campi

LECCE – È stata una 15enne a spezzare la spirale di terrore vissuta insieme alla mamma e alla sorellina da ben 10 anni tra le mura domestiche. Per questo il compagno di lei, un 33enne del Gallipolino, è finito nei guai. Il Gip Zizzari nelle scorse ore ha convalidato il decreto di allontanamento urgente dalla casa familiare e ai luoghi frequentati dalle presunte vittime, come richiesto dal Pubblico Ministero. Non potrà neanche interloquire con loro in nessun modo e dovrà indossare il braccialetto elettronico, viceversa scatteranno i domiciliari.

Botte, minacce e vessazioni quotidiane subite dal 2014 ad oggi dalla compagna e dalle sue due figlie minori: questa l’accusa, avallata anche da referti medici.

L’uomo avrebbe costretto tutte e tre a svegliarsi alle 4 del mattino per lavorare nei campi, pena le botte. Vietate le uscite con le amiche, le visite ai parenti se non in sua presenza o previa autorizzazione.

Un esempio su tutti: per aver partecipato ad un concerto di Pasquetta senza il suo placet, la figlia 15enne della compagna sarebbe stata picchiata e minacciata di essere umiliata davanti alle amichette. Botte che non avrebbe risparmiato, per essersi ribellata alle sue regole sulla gestione delle figlie, alla compagna, fratturandole un dito mentre era incinta.

Schiaffi, pugni, fratture e piatti spaccati in tesa: così il 33enne le avrebbe ridotte in schiavitù, salvo poi essere denunciato dalla piccola di casa.

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