LECCE – Emanuela Loi aveva 24 anni, sognava di fare la maestra, poi la vita le ha presentato all’improvviso un concorso per entrare in Polizia. È morta, nel ’92, mentre scortava il giudice Paolo Borsellino.
La sua storia, su iniziativa della Questura di Lecce nell’ambito del progetto “Dire, fare, cambiare” è stata raccontata al teatro Apollo con lo spettacolo dal titolo “Io Emanuela”, con l’attrice Laura Mantovi, ispirato al libro di Annalisa Strada.
E così la lotta alla mafia è approdata anche a teatro, con un monologo toccante, che tiene vivo il ricordo di ogni vittima di Mafia.
Lo spettacolo è andato in scena in un giorno simbolico, quello in cui la mamma di Antonio Montinaro – caposcorta calimerese di Falcone – avrebbe compiuto 96 anni. E fu proprio lei, ad un anno dalla strage di Capaci, a sollevare un interrogativo straziante: perché gli agenti della scorta, morti negli agguati, non meritano di essere ricordati con nomi e cognomi? Sarà il grido di dolore che consentirà di istituire il 21 marzo di ogni anno una giornata dedicata a loro.
Ad accomunare Antonio Montinaro ad Emanuela Loi non è soltanto un destino crudele. Ma l’eroismo di chi, compiendo fino alla fine il proprio dovere, eroe lo diventa al prezzo della vita. Un eroismo che merita di essere ricordato, con volti, nomi e cognomi