LECCE – Una truffa messa in piedi con i bonus edilizi: un affare diventato nel giro di due anni troppo pesante da gestire, fino a quando la situazione è sfuggita di mano e nella presunta associazione a delinquere è nata una guerra interna: qualcuno stava pianificando la fuga, qualcun altro nel comodino aveva già una pistola per difendersi dalle minacce e dalle richieste estorsive degli ormai ex soci in affari.
Emergono altri dettagli sull’inchiesta denominata “Easy bonus” condotta dalle fiamme gialle leccesi e confluita martedì scorso in 13 arresti eseguiti all’alba: 9 persone in carcere e 4 ai domiciliari.
Nelle scorse ore si sono tenuti gli interrogatori di garanzia davanti al gip Marcello Rizzo. I principali indagati, per i quali le misure restrittive si sono rese necessarie per scongiurarne la fuga e l’inquinamento di prove, hanno scelto di restare in silenzio.
Scena muta anche da parte del presunto capo dell’associazione criminale sgominata dagli inquirenti, Marcello Giorgio Monsellato, 43enne di Presicce-Acquarica che nel suo paese gestiva uno studio di consulenza esperto in circuiti bancari, finanziari e fiscali. Un ruolo cruciale il suo – stando sempre alle indagini – considerato che i proventi della truffa, architettata tramite la cessione del credito, sarebbero stati riciclati all’Estero, in particolare in Lituania, ma anche in Cina e nel Regno Unito.
Quando le indagini, durate due anni, sono sfociate nei primi sequestri, l’organizzazione ha iniziato a tremare.
Qualcuno nel giugno del 2022 per ben due volte nel giro di tre giorni ha appiccato il fuoco all’abitazione di Monsellato (presunto deus del sistema) e dei suoi genitori.
Per gli inquirenti l’episodio, di chiara matrice estorsiva, fu la testimonianza che anche la criminalità locale si fosse interessata all’affare e che lo stesso gradualmente non riusciva più a soddisfare a pieno tutti i suoi partecipanti.
Come si evince dalle intercettazioni i toni, ad un certo punto, diventano esasperati:
Monsellato dice a Greco (presunto socio in affari) di essere pronto a testimoniare e a riferire tutti i nominativi coinvolti nella vicenda dei bonus edilizi: ” IO DOPO 5 MINUTI MI SIEDO PROPRIO DA CARABINIERI (…) E GLI DICO QUESTI SONO I NOMI DI TIZIO, CAIO.… non me ne fotte niente… io ho un diario che se potessi raccontare, racconterei tutto nell’ultimo anno e sappi che lo tengo, voglio farti capire che non mi sfugge niente…”. Poi aggiunge: ” HO COMPRATO UNA PISTOLA CHE … NEL MOMENTO ESATTO IN CUI UNO MI MINACCIA, IO LO SPARO PROPRIO IN BOCCA…boom. E GLIEL’HO DETTA PURE AI “CAPI”… IO HO UNA PISTOLA. IL PRIMO CHE VIENE E MI CHIEDE QUALCOSA IO GLI SPARO”.