SALENTO – Non si placa l’ondata di dubbi e polemiche per la richiesta di pagamento da parte della Asl Lecce per la mancata disdetta della prenotazione per la prestazione sanitaria non effettuata. A scendere in campo nelle ultime ore è stata l’associazione Aeeos chiamata in causa dall’Azienda sanitaria locale. Considerato che vi sono sanzioni per mancate prestazioni che risalgono all’aprile del 2018, dopo quanto tempo – si chiedono i rappresentanti dell’Associazione – la richiesta di pagamento è legittima o cade in prescrizione? E la prescrizione quinquennale vale o non si applica in questo contesto sanitario? Domande legittime che più di un telespettatore, peraltro, aveva segnalato alla redazione di Telerama. E ad ogni buon conto – si chiede il presidente Lucio D’Arpe – dal 2018, ma anche prima, sin dal 2014, come mai la Asl Lecce non ha provveduto al recupero di queste somme di danaro? Ci si dimentica, poi, che molte persone ragginte dalla lettera dell’Azienda sanitaria tra il 2014 e il 2018 sono decedute. “Non si è tenuto conto – aggiunge D’Arpe – che molti utenti hanno dimenticato, in buona fede della prestazione, a causa indiretta della stessa Asl, dovuta soprattutto al fatto che molte volte la stessa prestazione sanitaria è stata fissata a oltre un anno dalla data dalla prenotazione”. C’è di più. “Il Responsabile del Procedimento Recupero Crediti – si chiede ancora il numero uino dell’Associazione – ha tenuto conto che nell’Asl Lecce non esiste un servizio che ricordi alle persone l’approssimarsi della prestazione e, soprattutto, se intendono ancora effettuarla? Ed è stato considerato che molte prestazioni, confluite nelle agende tutor, e successivamente, per telefono, comunicata data e ora della prestazione, è stata poi successivamente spostata anche due o tre volte dal Servizio di riferimento dove si doveva svolgere la prestazione?”. Interrogativi che restano sospesi in aria. In attesa di risposte convincenti e rassicuranti da parte della Asl. Nel frattempo le cartelle di pagamento, con obbligo perentorio di versare le somme entro sessanta giorni per non incappare in una ulteriore sanzione che farebbe lievitare ulteriormente l’importo richiesto, stanno iniziando ad arrivare anche a pazienti oncologici.
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