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Concessioni balneari, il Governo chiede altri quattro mesi a Bruxelles

ROMA – Sulle concessioni balneari il Governo chiede tempo all’Unione Europea. Altri quattro mesi per definire una matassa giuridica, economica, sociale e politica che ha messo a rischio infrazione il Paese. Nella riposta al parere motivato inviato dall’Ue, Palazzo Chigi, dunque, chiede di temporeggiare almeno fino al mese di maggio per definire i criteri per la determinazione della scarsità di risorse e per definire, al contempo gli indirizzi di riordino del settore alla luce di un preoccupante vuoto normativo. E’ quanto si legge nel rapporto inviato a Bruxelles da Palazzo Chigi pubblicato in queste ore da Mondobalneari.

Per l’Unione Europea, come è noto, lo Stato italiano è venuto meno agli obblighi imposti dall’articolo 12 della direttiva Bolkestein legata alla libera concorrenza, mettendo fine così alle proproghe automatiche delle concessioni demaniali e aprendo la via ai bandi pubblici. Una tesi che ha innescato (e continua a innescare) una serie di contenziosi giuridici.

Nel parere redatto lo scorso novembre dalla Commissione Ue e indirizzato a Palazzo Chigi, venivano definiti “non pertinenti” i dati della mappatura italiana relativi alla scarsità di risorse. Quel 67% di spazi demaniali lasciati liberi non convinceva del tutto i commissari. E proprio su questo punto si è concentrata, in particolar mdo, la risposta del governo italiano. Che non contesta apertamente lo stop ai rinnovi automatici delle concessioni ma giustifica, o meglio, chiarisce il motivo che ha portato all’ultima proroga fissata al 31 dicembre 2024. E’ funzionale – hanno fatto sapere da Palazzo Chigi – all’attivazione di un tavolo tecnico consultivo per definire i criteri sulla determinazione della scarsità di risorse. Il nodo è tutto lì. Appuntamento a metà maggio, o giù di lì, con la Conferenza unificata. Con la promessa di un riordino del settore. Vale a dire di una normativa ad hoc. La palla passa ora a Bruxelles. Nel limbo invece restano migliaia di imprenditori balneari in attesa di capire quale sarà il loro futuro.

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