LECCE – Una lettera minatoria, indirizzata ad entrambe: la seconda nel giro di due mesi, questa volta però le minacce di morte sarebbero state scritte col sangue.
Nel mirino della nuova missiva intimidatoria ci sono sempre loro: la gip del Tribunale di Lecce, Maria Francesca Mariano, e il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Carmen Ruggero. Le due magistrate già a settembre avevano ricevuto una prima lettera dello stesso tenore e per questo era scattata la scorta a loro tutela.
Alla luce del secondo inquietante episodio il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, in Prefettura, nelle scorse ore ha stabilito misure di controllo ancora più stringenti.
Ad accomunare le due magistrate un’inchiesta culminata nel luglio scorso negli arresti di presunti affiliati al clan Cantanna-Lamendola, ritenuto parte della frangia mesagnese della Sacra Corona Unita. Ruggiero e Mariano hanno rispettivamente chiesto e disposto le misure cautelari nell`ambito di quell’inchiesta per associazione mafiosa, che si è tradotta in uno scacco pesante ad un sodalizio descritto dagli inquirenti come “sanguinario e disposto a tutto” per l’ascesa.
Ed è proprio in quest’ambito che si stanno concentrando le indagini dei carabinieri, coordinati dalla procura di Potenza che ora si sta occupando delle minacce.
Sabato scorso 18 novembre, i carabinieri hanno individuato e arrestato Gianluca Lamendola, nipote del boss Cantanna, e ritenuto anche lui figura apicale nel sodalizio. Latitante, dacché fuggito agli arresti di luglio, è stato intercettato e raggiunto dai carabinieri in Provincia di Reggio Emilia. Anche il padre, Cosimo Lamendola, inizialmente sfuggito all’arresto, fu poi individuato e arrestato il 26 settembre in un residence di lusso fra Cisternino ed Ostuni.
Entrambi, tramite i propri legali, si sono dichiarati estranei alle intimidazioni che hanno raggiunto le due magistrate leccesi.
Al netto di questo, non sfugge agli inquirenti il tempismo delle due missive: entrambe a ridosso di operazioni importanti, che hanno azzoppato il sodalizio, lasciandolo orfano dei vertici, ma anche povero di leve.
