LECCE – Si conoscevano da circa tre anni, erano amici. Poi uno, 70enne del Capo di Leuca finisce in cura in un Centro di Salute Mentale, e l’altro, 45enne della stessa zona, a suon di minacce lo avrebbe costretto a fargli un bonifico di 21mila euro, approfittando – secondo l’accusa – della sua fragilità psichica, promettendo di restituirli quei soldi, salvo poi negare tutto.
Dalla vicenda, che affonda le sue radici nella primavera dello scorso anno, ne è nato un processo, con le indagini coordinate dalla PM Donatina Buffelli. La sentenza emessa in primo grado dal Gup Marcello Rizzo ha condannato l’imputato a due anni e 2 mesi di reclusione per minacce e circonvenzione di incapace, assolvendolo invece dall’ipotesi di reato di danneggiamento legato ad un singolo episodio. Una condanna che il legale difensore, Raffaele Colluto, preannuncia di voler impugnare.
Sono due gli episodi che hanno portato il 45enne al banco degli imputati.
Nell’aprile del 2022 l’uomo avrebbe accompagnato l’amico psichicamente fragile nella filiale bancaria di cui era correntista, per chiedere informazioni sull’anticipo del Tfr della presunta vittima e sulla procedura da seguire per ottenere un prestito di circa 50mila euro da restituire in 8-10 anni. Fallito il primo tentativo, a inizi maggio, l’imputato avrebbe nuovamente trascinato in banca l’amico, costringendolo ad effettuargli un prestito personale senza interessi tramite un bonifico di 21mila euro. Tentativo, questa volta, andato a buon fine, con la promessa da parte dell’imputato di restituire la somma in 10 mesi. Promessa che, stando al quadro accusatorio, non avrebbe poi mantenuto, negando di aver mai proferito quelle parole e sostenendo, al contrario, che quei soldi fossero stati ottenuti in regalo dall’amico.
Il 45enne è stato invece assolto dall’ipotesi di reato di danneggiamento, “perchè il fatto – scrive il giudice – non è previsto dalla Legge come reato”. L’imputato era accusato di aver danneggiato l’auto dell’amico al margine di un litigio legato sempre al denaro, tamponandola intenzionalmente fino a spostarla per circa 30 metri.
Il 45enne è stato infine condannato a risarcire con 30mila euro l’amico che avrebbe circuito e con 3mila euro ciascuno i suoi familiari, costituitisi parti civili nel processo.