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Ampliamento pista Porsche, quella linea sottile tra interesse pubblico e privato

NARDO’ – C’è un paragrafo nel piano di sviluppo industriale stilato dalla Nardò Techical Center, quello che prevede l’ampliamento della pista Porsche di Nardò, in cui sono elencate le opere di compensazione: opere di pubblico interesse, appunto, con le quali si dovrebbero compensare i “sacrifici” richiesti al territorio per quell’ampliamento di un privato, come l’esproprio di 350 ettari di terreno a 134 proprietari diversi, tra cui titolari di attività che insistono in quella zona e che sono pronti a ricorrere al Tar.

Ma qual è il confine tra il privato e il pubblico interesse?

Proviamo a cercare la risposta partendo proprio dalle carte del Piano di Sviluppo della società, quello sottoscritto dalla Regione anche alla luce del famigerato “pubblico interesse”.

A pagina 176 c’è il paragrafo dedicato al “Centro di Soccorso attrezzato con Eliporto”. “Il centro medico – scrive la società – è finalizzato a fornire un presidio e un’infrastruttura attrezzata ad eseguire operazioni di primo soccorso legate alle attività del proving ground (semplificato: ai test di collaudo) che potrebbero essere estese anche ad un utilizzo pubblico”.

Nel paragrafo successivo, titolato “indotto socio-economico,” la società precisa poi che “il pronto soccorso medico di alto livello e la medicina del lavoro sono una condizione al contorno fondamentale per i clienti Nardò Techical Center per eseguire progetti di convalida dei veicoli nel Sud Italia”. Quindi un’opera fondamentale per la società, ma compensativa per il territorio al tempo stesso.

Di più: “I servizi medici di alto livello – si legge ancora – sono uno degli elementi di punta che rendono attrattivo il centro di prove NTC per fruitori internazionali. Il che si traduce – si affretta a specificare la società – in benefici socio-economici e sviluppo del territorio”. Del resto “il numero attuale e futuro di clienti – motiva – deve essere visto in relazione a questo specifico servizio. I clienti di NTC si rivolgeranno ad alberghi, ristoranti e negozi locali, che possono impiegare dipendenti tutto l’anno con positive ricadute per il sistema economico”.

Per tutti questi motivi “il servizio di elisoccorso e il relativo personale – specifica il piano – saranno da fornire a cura della Regione Puglia”.

E come si è tradotto tutto questo nella delibera di Giunta con cui è stato approvato lo schema di accordo?

Nell’ok alla “realizzazione di un centro di elisoccorso attrezzato con annesse strutture sanitarie da integrare nel sistema sanitario regionale” si legge nella delibera, che si apre prendendo atto proprio del “rilevante interesse pubblico e la ricaduta positiva su tutto il territorio regionale”, disponendo per questo “l’implementazione della flotta dei mezzi ad ala rotante e un nuovo hub eliportuale da allocare in quel sito”.

Sempre nel capitolo dedicato alle opere compensative, un paragrafo è dedicato al “Centro di sicurezza antincendio”. “La principale funzionalità – scrive Nardò Techical Center – è la fornitura di servizi antincendio, operazioni di salvataggio e salvaguardia ambientale del sito Ntc. Le nuove attrezzature saranno utilizzate per tutelare e proteggere il patrimonio aziendale e l’incolumità delle persone all’interno del centro, nonché il sistema ecologico e ridurre al minimo l’inquinamento ambientale”.

E come si è tradotto tutto questo nella delibera con cui la giunta regionale ha dato l’ok? “In un centro di sicurezza antincendi sia al servizio del centro prove, sia per le aree boscate e protette, unitamente ad un sistema di prevenzione incendi”.

Sono queste disparità tra piano di ampliamento privato e atti pubblici a lasciare aperti interrogativi di non poco conto sull’iter di approvazione dell’opera. Intanto per la ratifica dell’accordo di programma il consiglio comunale neretino è convocato per giovedì prossimo, mentre a Porto Cesareo si terrà martedì. In quest’ultimo il gruppo di opposizione Cambiare Rotta, capitanato dal consigliere Francesco Schito, è intenzionato a chiedere chiarezza proprio su questi aspetti “cristallizzati in atti pubblici -dice- ma veicolati in modo tutt’altro che trasparente”.

E.FIO

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