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Inchiesta sul turismo svenduto. La genesi: società create ad hoc per aggiudicarsi bandi

GALLIPOLI – Tutto è nato da un’ipotesi di turbativa d’asta relativa ad una gara pubblica per l’aggiudicazione di una concessione demaniale marittima bandita dal Comune di Gallipoli. È così che la Guardia di Finanza ha scoperchiato una presunta rete di rapporti illeciti tra imprenditori gallipolini e funzionari pubblici. Questi ultimi avrebbero infatti condizionato diverse pratiche amministrative in essere presso il Comune di Gallipoli, al fine di favorire gli interessi economici di due imprenditori locali, Emanuele Piccinno e Cesario Faiulo, ristretti adesso agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, con le ipotesi di associazione per delinquere e reati edilizi ed ambientali.

Loro, in cambio, per garantirsi che chiudessero un occhio sugli illeciti legati alle proprie attività turistico-ricettive, li avrebbero pagati profumatamente offrendo anche pranzi e cene e assumendo alcuni dei loro parenti nei propri resort e B&B.

Ma facciamo un passo indietro. Le indagini prendono avvio nel 2017, quando il Comune di Gallipoli aveva bandito una gara pubblica per l’aggiudicazione di una concessione demaniale marittima.

Ad aggiudicarsi il bando era stata la società Xbeach rappresentata legalmente da Gianmarco Barba (indagato a piede libero nell’ambito dell’inchiesta) vicino ad esponenti dell’amministrazione comunale come Emanuele Piccinno; a mettere in dubbio la irregolarità della procedura era stata una delle società concorrenti, la Higreen Power S.r.l, che lamentava in particolar modo l’illegittima proroga del termine di scadenza del bando, disposto – a suo dire – proprio al fine di favorire la partecipazione alla procedura della Xbeach.

Le indagini hanno poi dimostrato come la documentazione presentata dalla società fosse in realtà falsa: la Xbeach, alla quale erano stati assegnati ben 77 punti al netto dei 57 della Higreen Power – risultava infatti “inattiva” dal momento che era stata costituita ad hoc durante la procedura di gara in questione, ad appena un mese dalla scadenza del bando. Aveva inoltre un capitale sociale di soli 900 euro.

È così che i finanzieri arrivano anche a Cesario Faiulo, amministratore di Hotel Victoria a Gallipoli, a nome del quale era stato stipulato il contratto preliminare di locazione commerciale di area da adibire a parcheggio utilizzato da Gianmarco Barba, rivelatosi falso e sottoposto a sequestro. 

È emerso inoltre – si legge nelle carte dell’inchiesta -come “Barba abbia avuto in Emanuele Piccinno il suo principale referente nonché mediatore con Cesario Faiulo”. “Quella turbativa d’asta – si legge ancora- altro non era se non indice rivelatore di un ben più integrato tessuto di illecite cointeressenze tra imprenditori gallipolini e pubblici ufficiali e di uno spaccato di illiceità ben più pervasive e radicate”.

Giorgia Durante

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