BRINDISI – L’investimento di ACT Blade nel porto di Brindisi fino a qualche mese fa veniva sbandierato ai quattro venti come uno dei primi risultati legati alle politiche di rilancio del territorio. Uno stabilimento realizzato praticamente sulla banchina di sant’Apollinare per produrre pale eoliche con tecniche innovative. Si è scoperto di recente, invece, che Invitalia non concederà il finanziamento richiesto dall’azienda e quindi si dovranno tentare percorsi alternativi che passano, però, dall’acquisizione della commessa di Enel, condizionata dalla produzione preventiva di almeno cinque prototipi. Dopo le anticipazioni di stampa riguardanti il possibile utilizzo del capannone ex Montecatini tutti si sono affannati a smentire. Sta di fatto che la mancanza di un luogo fisico dove produrre pale lunghe decine di metri pone a serio rischio la effettiva realizzazione dell’investimento. Questo è solo uno degli elementi che devono far riflettere nel territorio brindisino, in quanto da qualche tempo lo sport più praticato risulta essere quello della politica degli annunci. E’ accaduto per la possibile localizzazione a Brindisi di uno stabilimento di componentistica della Intel – poi finito altrove – così come della realizzazione di un centro ricerche di Enea sulla fusione nucleare nella Cittadella della Ricerca – poi finito a Frascati – ed anche dell’avvio del cantiere di Edison entro l’anno per la realizzazione di un deposito costiero di GNL – e invece tutti sappiamo che il progetto ha subito un brusco stop per volontà di una parte consistente della cittadinanza brindisina, così come degli enti locali che vogliono vederci chiaro. E di crisi si parla anche nel comparto aeronautico con la vertenza del gruppo Dema e, più di recente, nel comparto chimico con la chiusura di un impianto della Basell.
E Brindisi rispetto a tutto questo come reagisce? Come al solito in ordine sparso, tra chi tenta di far passare percorsi non condivisi continuando ad agire all’ombra e chi vuol fare la voce grossa ma non ha l’autorevolezza necessaria.
Un motivo in più per tenere nella giusta considerazione la proposta fatta dal presidente della CNA Franco Gentile di dar vita ad una “Struttura territoriale di concertazione” che sia inclusiva di istituzioni, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali e movimenti cittadini e finalizzata alla elaborazione di una idea condivisa per il nostro territorio, che non si limiti alla richiesta di finanziamenti, ma che individui essenzialmente i settori su cui puntare. Continuare ad assistere a fughe in avanti oppure a procedere in ordine sparso rischierebbe di fare più danni di chi fino ad oggi è stato posto accusa per aver detto troppi “no” allo sviluppo del territorio.
Mimmo Consales