SALENTO – Incoraggiato dai crescenti flussi turistici, il Salento negli ultimi 15 anni ha gradualmente cambiato volto. Conti alla mano, le attività a vocazione agricola e manufatturiera cedono sempre più il passo alle attività di alloggio e ristorazione.
È una lenta e graduale metamorfosi quella fotografata dall’Osservatorio Economico diretto da Davide Stasi. Un processo di cambiamento che investe tutte e tre le province salentine e che affonda le sue radici nel biennio 2008-2009, periodo dello scoppio della bolla immobiliare americana, che provocò a catena una grave crisi finanziaria in tutto il mondo.
A ciò si aggiunga che nell’ultimo periodo agricoltura e manifatturiero sono i settori che maggiormente hanno subito gli effetti dei rincari energetici, nonostante i provvedimenti governativi finalizzati a mitigarne l’impatto sui costi aziendali.
Fatto sta che nel lungo arco temporale che va dal 2009 ad oggi, il comparto legato al settore primario ha il saldo peggiore in assoluto: si contano ad oggi 5.479 attività in meno, pari a una flessione del 17 per cento.
Il manifatturiero ha perso 2.241 unità. Il commercio all’ingrosso e al dettaglio resta sostanzialmente stabile: le tante chiusure dei negozi di vicinato sono compensate dalle aperture di nuove attività di vendita a distanza e dalla nascita delle piattaforme di e-commerce.
È il turismo ad aggiudicarsi la migliore performance nel lungo termine: le attività di alloggio e ristorazione sono aumentate, infatti, del 44 per cento. Seguono le agenzie di viaggio e di noleggio, aumentate del 58 per cento.