PALERMO/SALENTO – Sono trascorsi 30 lunghi anni di latitanza. La notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro non è soltanto una vittoria per lo Stato tutto. È una rivincita che sa di giustizia soprattutto per chi – anche per sua mano – ha perso una persona cara, che alla lotta alla mafia ha dedicato la vita.
È il caso di Matilde Montinaro, sorella di Antonio, caposcorta salentino (originario di Calimera) che nella Strage di Capaci morì al fianco di chi doveva proteggere, il giudice Giovanni Falcone. Messina – tra le altre stragi ed omicidi per i quali è stato condannato più volte all’ergastolo – è ritenuto uno dei mandanti di quell’attentato del ’92, in cui i due giudici – Falcone e Borsellino – perdendo la vita, lasciarono sotto choc il mondo intero.
Sono trascorsi più di 30 anni da quel giorno e la fiducia nella Giustizia, per chi ha pianto tutte le vittime di quell’agguato mafioso, non ha mai vacillato, nonostante l’amaro in bocca per una strage in parte impunita.
Quando i carabinieri del Ros hanno arrestato Messina in mattinata, la notizia è rimbalzata ovunque. Matilde Montinaro si preparava ad andare a lavoro quando ha appreso dell’arresto. Un tonfo al cuore l’ha riportata indietro nel tempo.
“Ho subito pensato a mio fratello e a tutti coloro che sono stati uccisi dalla mafia – dice Matilde – voglio ringraziare lo Stato, i carabinieri del Ros, il Tribunale di Palermo, tutti coloro che hanno garantito questa svolta. Speriamo che l’arresto di oggi – continua – sia uno dei tanti tasselli in grado di garantire ancora e sempre il trionfo della giustizia, sulla mafia in primis. E’ una battaglia – conclude – che deve essere portata nelle scuole, sensibilizzando i giovani, e che deve vedere ciascuno di noi impegnato in prima linea ogni giorno”.
E.F.