LECCE – Silenzio tombale sull’apertura del centro di ricovero per il trattamento dei casi gravi di DCA, i disturbi del comportamento alimentare, nell’ex ospedale Vito Fazzi di Lecce. Tutto è fermo all’annuncio dell’ex direttore generale della Asl Rodolfo Rollo, che a giugno scorso aveva assicurato l’imminente assunzione definitiva per il personale dell’equipe guidata dalla psicoterapeuta Caterina Renna.
L’avvio della struttura nell’ex Fazzi era stato annunciato prima entro la fine del 2021 e poi rinviato, mentre i malati salentini e pugliesi aspettano di potersi curare senza essere costretti a vagare in tutta Italia, con enormi sofferenze e disagi anche per le loro famiglie, e con costi esorbitanti per la sanità pubblica pugliese: dai 250 ai 350 euro al giorno per ciascun paziente ricoverato fuori regione.
Ma c’è di più: a luglio dell’anno scorso era stata annunciata dall’ex assessore alla sanità, Pier Luigi Lopalco, l’attivazione di un centro di ricovero temporaneo a San Cesario di Lecce, con 14-16 posti letto. Sarebbe dovuta avvenire entro settembre 2021, in attesa dell’apertura del centro definitivo nell’ex Fazzi, ma anche questo impegno è svanito nel nulla. Anzi, sarebbe stato nient’altro che “una promessa”, secondo quanto riferisce a Telerama la professoressa Rosa Orlando, ex docente di psicologia, presidente dell’associazione Diritto alla Salute e vicepresidente del Comitato Consultivo Misto dell’Asl di Lecce. A margine di un recente convegno sulle malattie mentali – racconta – ha chiesto conto di questa mancata apertura a San Cesario, che avrebbe potuto assorbire almeno in parte la domanda di ricovero per DCA. E il dottor Serafino De Giorgi, direttore del Dipartimento di Salute mentale, avrebbe ammesso che “non c’erano spazi idonei”, e che dunque si sarebbe trattato “solo di una promessa”.
“Non si può continuare a giocare con la vita delle persone. Non c’è più tempo da perdere – ammonisce Rosa Orlando – perché anoressia, bulimia e altri comportamenti alimentari malati sono in preoccupante aumento, e si manifestano in età sempre più precoce, addirittura sotto i dieci anni”. La professoressa lancia dunque un appello all’attuale assessore alla sanità, Rocco Palese, affinché faccia chiarezza sui tempi di attivazione del centro di ricovero pubblico nell’ex ospedale Vito Fazzi, per evitare che le cure dei DCA restino appannaggio della sanità privata, come già accade per le terapie di procreazione medicalmente assistita.
