Attualità

Brindisi piena di aree industriali. ma sono tutte inutilizzabili. Il caso Act Blade

BRINDISI – Le dichiarazioni fatte dal commissario di Governo della Zona Economica Speciale Adriatica Manlio Guadagnuolo, nel corso di una apposita iniziativa assunta dall’Ance di Brindisi, destarono particolare clamore, in quanto il massimo esponente della Zes dichiarò candidamente che a Brindisi, per i 640 ettari di aree del comparto industriale e portuale, non era giunta alcuna proposta di investimento. Un modo come un altro per dire che proprio per Brindisi non si notava un grande interesse a creare nuove opportunità di sviluppo.

La realtà – e gli accadimenti di questi giorni lo confermano – è che Brindisi ha centinaia di ettari liberi, ma ben pochi – se non addirittura nessuno – sono utilizzabili per realizzare con effetto immediato una nuova attività produttiva.

Il problema maggiore è senza dubbio quello collegato al Sito di Interesse Nazionale, visto che i vincoli imposti per le aree SIN risultano estremamente penalizzanti. Sono anni, se non decenni, che si va avanti con interventi di caratterizzazione e con le complesse procedure imposte dal Ministero dell’Ambiente. Il risultato è che è tutto ancora bloccato e a Brindisi si fa fatica anche a spostare un sasso da una parte all’altra.

A questo si aggiungono i pareri spesso non positivi dell’Amministrazione Comunale e quelli altrettanto non positivi della Soprintendenza archeologica. In queste condizioni – è bene dirlo con chiarezza – tutto diventa difficilissimo, se non impossibile.

Prendiamo, ad esempio, il caso dell’investimento proposto da ACT Blade per realizzare una azienda che produce pale eoliche innovative. Ebbene, non si è trovato di meglio se non proporre di localizzarla sui piazzali di Sant’Apollinare dove ben presto dovranno sorgere nuovi accosti portuali destinati al traffico crocieristico. Alla fine si sarebbe trovato un compromesso, limitando la presenza in quel sito per soli quattro anni. Non aver trovato una soluzione meno rischiosa e più stabile è la conferma che a Brindisi è complicato anche piantare un chiodo. E’ questa la triste realtà.

Mimmo Consales

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