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Omicidio falegname Castrì, i tre arrestati interrogati dal Gip: contenuto top secret

LECCE – Hanno risposto alle domande della giudice per le indagini preliminari Laura Liguori, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre arrestati all’alba di venerdì per l’omicidio, brutale, di Donato Montinaro, 75enne falegname in pensione di Castrì, legato, imbavagliato, picchiato e rapinato nella sua casa in via Roma mentre la figlia disabile era nella sua camera al piano superiore della villetta.

L’interrogatorio di garanzia si è svolto in carcere, dove sono detenuti Angela Martella, 58enne di Salve, difesa dall’avv. Simona Reale, Patrizia Piccinni, 48 anni, di Alessano, difesa dall’avv. David Alemanno, e Antonio Esposito, 39enne di Corsano, difeso dall’avv. Luca Puce. Il contenuto degli interrogatori è top secret.

L’omicidio risale all’11 giugno scorso, quando la badante che ogni mattina si recava nella villetta in via Roma per occuparsi della figlia di Montinaro si è trovata di fronte, in salotto, il corpo senza vita di Montinaro, con un lenzuolo ancora avvolto attorno alla testa tenuto stretto dal nastro adesivo nero, la canottiera piena di sangue, i polsi legati a un tavolino da fascette da elettricista, le caviglie legate tra loro. Al piano superiore c’era la figlia, disabile, della vittima.

Le indagini, basate su intercettazioni e servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito agli inquirenti di identificare i quattro presunti responsabili. È sembrato subito chiaro agli investigatori come la Martella, che a quanto pare era l’unica a conoscere Montinaro tanto che i due si erano sentiti per telefono poche ore prima dell’, probabilmente fosse al corrente delle disponibilità di denaro contante possedute dall’anziano, e avrebbe dunque pianificato ed eseguito, con i complici, la rapina. Di certo, Montinaro aveva riscosso in anticipo una polizza assicurativa da 68mila euro.

Gli indagati si sarebbero introdotti nella villetta in tarda serata, avrebbero alzato il volume della tv, legato e picchiato l’uomo, avrebbero rubato del denaro, non quantificato, e una motosega e poi sarebbero scappati lasciando Montinaro a morire per “asfissia da soffocamento diretto per azione combinata di imbavagliamento, incappucciamento e strangolamento con indumenti, lenzuola e nastro adesivo”, come scritto dal medico legale Roberto Vaglio. Importantissimi spunti per le indagini sono stati forniti anche dalle immagini degli impianti di videosorveglianza presenti su tutto il territorio provinciale, perché gli indagati si muovevano verso il basso Salento. Incrociando orari, passaggi e celle telefoniche agganciate dagli smartphone degli indagati, i carabinieri hanno ricomporre il puzzle per la risoluzione del caso. Nel corso dell’attività investigativa sarebbe emerso che le due donne erano solite ricercare anziani benestanti ai quali richiedere somme di danaro in cambio di intrattenimenti telefonici e non solo.

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