BARI – Prima un confronto con il Movimento 5 Stelle, poi un vertice di maggioranza. Senza, però, l’ala critica del Pd. Michele Emiliano non assegna assessorati, posti di sottogoverno o incarichi di alcun tipo ma ai suoi conferma: non ci sarà un terzo mandato. E quindi l’unica indicazione è: lavorare senza guerre, divisioni interne ma portare a termine la legislatura dignitosamente.
A quanto si apprende, nonostante sia stata scelta la linea del silenzio, nel primo confronto con i quattro consiglieri pentastellati entrati in maggioranza Barone, Di Bari, Casili e Galante – manca sempre Antonella Laricchia, ferma nella sua opposizione – è stato ribadito quanto già emerso: il Movimento vuole incidere maggiormente, sia nei temi che caratterizzeranno il programma di fine mandato che negli incarichi. Quali? Come? Si vedrà, occorre far quadrare il cerchio.
Lo stesso che Emiliano ha disegnato con la sua maggioranza. In apertura del vertice l’analisi del voto, non certamente una sorpresa. Subito dopo il governatore, nelle oltre due ore di confronto, ha messo le carte sul tavolo: non ci sarà un terzo mandato, o si lavora in modo compatto da qui allo scadere naturale della legislatura senza divisioni e lacerazioni interne o tutti a casa. Anche con i suoi alleati non c’è stato spazio per nomi o incarichi già designati. Bisognerà riflettere ancora, fare qualche calcolo in più per poi sfogliare la margherita in attesa di far quadrare il cerchio. Dal vertice emerge la convinzione che lo spazio per la manovra è talmente ridotto che poco o nulla cambierà. Di sicuro un margine un po’ più ampio c’è sulle agenzie regionali. Si vedrà nei prossimi giorni. Al vertice, intanto, mancava il fronte più critico del Pd, l’assessore all’Agricoltura Pentassuglia – il cui posto però non sarebbe in discussione – e i consiglieri Mennea e Amati. Una “assenza politica” che – dicono alcuni – aveva il compito di mandare un messaggio. Quanto possa essere preso in considerazione, poi, è tutto da vedere.
