BRINDISI – Per decenni sono stati gli alloggi dei dirigenti del Petrolchimico di Brindisi. Villette e palazzine situate ad un tiro di schioppo dagli impianti di produzione del colosso ex Montedison e poi Eni.
Poi, con il passare del tempo, sono cresciute le conoscenze in campo ambientale e si è deciso di considerare inabitabili queste costruzioni proprio perché troppo vicine a fonti di emissioni certamente poco salubri e comunque pericolose per i rischi che comportano impianti industriali. Del resto, l’esplosione del P2T è scolpita nella mente di tutti i brindisini.
Una volta abbandonate, queste case hanno rappresentato un pessimo spettacolo per chiunque si recasse nella zona industriale di Brindisi. Negli anni scorsi la zona interessata fu recintata e furono eseguiti dei lavori. In molti pensarono che si stesse provvedendo all’abbattimento di tali case ed invece l’intervento in questione servì ad eseguire delle operazioni di bonifica ed anche a rendere inabitabili tali immobili con l’apposizione di reti metalliche. Il tutto, per evitare che diventassero appetibili per famiglie di senzatetto.
Oggi la situazione è quella che vi mostriamo. Villette e palazzine sono ancora al loro posto, trasformate più o meno in cumuli di macerie di cui nessuno più si occupa.
Il tutto, con la conseguenza di una immagine dell’area industriale certamente poco invitante. Cosa si aspetta a rimuovere questi fabbricati ed a ripristinare i luoghi, magari con la creazione di spazi verdi?
Come mai la bonifica di queste aree non interessa a nessuno? Come mai tanto silenzio?
La speranza è che questa denuncia possa servire a riaccendere un faro su questa vicenda.
Mimmo Consales