LECCE- Una grave intimidazione è stata compiuta ai danni del Direttore generale Dott. Rodolfo Rollo. Nella giornata di ieri sono stati recapiti, al domicilio del Direttore, in busta anonima, due bossoli di pistola. Dell’accaduto è stata presentata denuncia alle Forze dell’ordine. I bossoli erano accompagnati da un messaggio dattiloscritto in cui veniva “ordinato” al Direttore Rollo di prorogare i contratti in scadenza di 30 dipendenti attualmente in servizio, a tempo determinato, in ASL Lecce.
Nel rendere noto l’avvenimento, il Dg Rollo tiene a precisare che: «Le procedure di reclutamento seguono iter complessi che non sono riferibili alla singola volontà, fosse anche quella del Direttore generale. Tutte le procedure sin qui seguite sono state guidate da questo principio e quindi da norme o indicazioni nazionali o regionali che rendono oggettivo l’iter. Ogni contenzioso è poi risolto tempestivamente e con equilibrio dall’Autorità giudiziaria. Certamente continueremo a seguire questa strada, nella consapevolezza che i diritti dei singoli sono tutelati solo se inquadrati in normative e indicazioni che danno a tutti le stesse possibilità, senza corsie preferenziali per nessuno. L’esigenza di un posto di lavoro è comprensibile, in particolare in questo momento e pertanto è sempre stata assicurata la massima attenzione in vicende che coinvolgono persone in carne e ossa con loro le famiglie.
Un problema a due facce, però, perché l’altro tasto dolente riguarda la sicurezza personale del Direttore Rollo e di quella della sua famiglia. Sul punto il DG è netto: «Per quanto riguarda la mia sicurezza personale e quella della mia famiglia ci sentiamo ampiamente tutelati dalla pronta risposta delle Forze dell’Ordine e della Prefettura. Le indagini scattate nell’immediatezza dei fatti ci rassicurano».
Al Direttore generale la solidarietà della Direzione strategica e della ASL Lecce in ogni sua articolazione.
Solidarietà anche dal sindaco di Lecce Carlo Salvemini:
“In attesa che venga chiarita la natura e l’origine delle minacce, occorre affermare che un gesto simile – seppur motivato da una preoccupazione lavorativa – non può che essere definito vile, inquietante e inaccettabile. Anche perché l’esito di una vicenda, quella della stabilizzazione dei precari, non dipende certo da decisioni di singoli ma da leggi e procedure precise al cui rispetto nessuno può sottrarsi. Mi auguro che le forze dell’ordine individuino al più presto i responsabili, nell’interesse soprattutto di quei lavoratori che, sono certo, mai avrebbero voluto che la loro vicenda fosse oggetto di un atto così vile. A Rodolfo e alla sua famiglia, comprensibilmente provati da quanto accaduto, va la mia piena solidarietà e un abbraccio affettuoso, come ho avuto modo di dirgli chiamandolo al telefono”.