Attualità

Alla ricerca della fanfullicchia perduta

LECCE – Le abbiamo cercate in lungo e in largo, per due giorni. Come ogni 1 e 2 novembre, ci siamo dati appuntamento nel solito posto, sperando di ritrovarle ancora lì, colorate e profumate, avvolte nel cellophanne ad una ad una, pronte ad attenderci per regalarci dolcezza infinita e anche un pezzo d’infanzia da portarci a casa.
Ma non c’erano. Le fanfullicchie quest’anno non c’erano. Un’assenza che lo scorso anno abbiamo attribuito alla pandemia, ma che, in verità, è memoria che sta sbiadendo. Scompare così una delle tradizioni per eccellenza della città. In tanti, in questi due giorni, le hanno cercate assieme a noi, andando via a mani vuote. Non c’era la bancarella di sempre ed è mesto l’addio al must della festa di Ognissanti di tutti i leccesi.

Nel 2019, l’ultima comparsa vicino al camposanto, con quel richiamo irresistibile, “Fanfullicchie, fanfullicchie”, per queste caramelle di zucchero a forma di elica e dai colori pastello, al sapore di fragola, menta o anice, un gusto per tutti. È un dolciume che ha accompagnato generazioni di leccesi, che lo associano al sorriso di Franco Castelluzzo, Franchino o Franco dei gelati, l’indimenticato gelataio che con il suo carretto, fin dai primi anni ’70, ha deliziato tutti con i suoi coni al limone, cioccolato o arcobaleno. Era, lui, anche il re delle fanfullicchie di cui aveva ceduto lo scettro al cognato Uccio Sergio e ai nipoti, dopo la sua scomparsa, nel maggio di due anni fa. Il mancato rinnovo delle licenze ha fatto il resto.

La tradizione si perde nel tempo: era la caramella che si offriva ai bambini poveri e orfani durante la festività di Ognissanti e per la settimana dei defunti, contestualmente alla consegna “della spasa di monsignore”, ai tempi del vescovo Luigi Pappacoda, colui che a metà Seicento ottenne per Lecce il patronato dei santi Oronzo, Giusto e Fortunato. Quella “spasa” divenne poi “la fiera dellu panieri”, in piazza Duomo, anche questa tradizione ormai scomparsa. Le fanfullicchie hanno resistito, dinanzi al cimitero, usate anche per tenere buoni i bambini durante la visita ai parenti defunti ma diventate poi attrazione per tutti. Augurandoci che non sia davvero calato il sipario su di loro, noi di sicuro torneremo ancora a cercar fanfullicchie. Appuntamento al prossimo anno, stesso luogo, stessi giorni, stessa speranza.

 

t.c.

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