LECCE -Il giorno dell’omicidio, il 3 maggio, Michele Aportone 70anni di S. Donaci è alla guida di un furgone bianco. Sono le 19,30 circa, c’è ancora la luce del sole. Secondo le indagini sta percorrendo la strada che lo porterà a Leverano dove lascerà il mezzo in un parcheggio, salirà su uno scooter che aveva scaricato sul furgone. A bordo di questo raggiungerà contrada Tarantini a Copertino dove aspetterà che la sua fuori da casa della sorella per poi impugnare l’arma e freddare Silvano Nestola sotto gli occhi del figlio di soli 11 anni. In un video che incastra il 70enne il furgone si vede rientrare. Aportone dopo l’omicidio torna a Leverano, carica lo scooter, riprende il furgone e arriva nell’area campeggio Santa Chiara di Porto Cesareo di sua proprietà.
Distruggerà lo scooter in tre parti e gli darà fuoco. I resti sono stati trovati dagli inquirenti nelle campagne intorno. Questo video è solo una delle prove che hanno incastrato Aportone in questi mesi di indagini alle quali hanno lavorato incessantemente i carabinieri del Comando Provinciale di Lecce coordinati dai pm Paola Guglielmi, Alberto Santacatterina e dal Procuratore Leonardo Leone De Catris. Un omicidio che ha sconvolto la comunità e l’arma dei carabinieri colpiti dalla morte di un collega: “Persona irreprensibile- ha sottolineato il comandante provinciale colonnello Paolo Dembech- non avevamo dubbi sul suo rigore, per questo ci siamo orientati subito sulla sua vita privata”. Il movente dell’omicidio infatti è proprio questo: la relazione che l’ex carabiniere, separato, aveva intrecciato con la figlia di Aportone. Rapporto osteggiato in tutti i modi dai genitori di lei che volevano che la donna tornasse con l’ex marito e ritenevano Nestola responsabile della separazione. L’omicidio era stato premeditato e organizzato nei dettagli. Secondo gli investigatori il 70enne era convinto di non lasciare tracce e in tutti questi mesi non si è mai lasciato andare a frasi, ovviamente intercettate, che potessero incastrarlo. Al momento dell’arresto, in mattinata, si è mostrato sorpreso.
Quella sera Nestola è stato ucciso con almeno quattro colpi di fucile calibro 12, arma che non è stata trovata. Sin dai primi accertamenti, i militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Lecce alla guida del colonnello Pasquale Montemurro insieme agli uomini del Ros al comando del colonnello Gabriele Ventura e del Nucleo Investigativo e della Prima Sezione al comando del maggiore Francesco Mandia e del tenente Giuseppe Boccia hanno escluso la pista della criminalità organizzata e sono arrivati a stringere il cerchio intorno alla famiglia di S.Donaci.
La moglie di Aportone Rossella Manieri è indagata per concorso in omicidio. La donna anche per strada aveva affrontato l’ex carabiniere. I due avevano fatto installare sull’auto della figlia un Gps per controllarne gli spostamenti. Nestola era diventato una vera e propria ossessione. Gli indizi di colpevolezza raccolti dagli investigatori sono stati numerosi ed hanno portato alla firma da parte del Gip Sergio Mario Tosi, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Tra questi, oltre alle immagini di un sistema di videosorveglianza, gli esami scientifici dei RIS di Roma che hanno accertato la presenza di minuscole particelle di polvere da sparo sugli indumenti dell’arrestato.
https://www.youtube.com/watch?v=aVI50oUrhPE