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Ribaltamento stazione, chissà quando. Tra imprevisti e cantieri incrociati, “meglio non parlare di tempi”

LECCE – Sono trascorsi esattamente 2 anni e 9 mesi dall’avvio dei lavori per il ribaltamento della stazione di Lecce, fermi dal novembre dello scorso anno per una falda acquifera, in area cava destinata al parcheggio, che di interrogativi ne apre tanti. Li abbiamo sollevati nei giorni scorsi proprio alla luce di questa doccia fredda e adesso li rivolgiamo direttamente all‘assessore al ramo del Comune di Lecce, Marco Nuzzaci.

Partiamo proprio da quell’acqua nel sottosuolo che ha stoppato il cantiere ben 10 mesi fa. “Si tratta – spiega Nuzzaci – di una nuova falda rispetto a quella già nota. Abbiamo scoperto questa presenza di acqua durante l’esecuzione dei lavori del sottopasso“.

Dunque rispetto a quella falda già evidenziata nel 2014, nelle due diverse relazioni geologiche allegate ai due progetti dell’epoca (definitivo prima ed esecutivo poi ), la presenza di acquaa desso rilevata a 24 metri di profondità dal piano campagna è un cosidetto “imprevisto geologico”. Nel 2014 quest’acqua in sostanza qui non c’era – ci spiega più nel dettaglio il Responsabile unico del procedimento, Giovanni Dell’Anna – È stato soltanto nel novembre 2020, al subentro della nuova direzione lavori (a seguito di un contenzioso vinto), che la presenza della falda è letteralmente venuta a galla. Come? Durante gli scavi per l’inserimento dei pali di fondazione, ai quali si stava procedendo proprio in quel periodo. “A quel punto – spiega Nuzzaci – non potevamo rischiare di realizzare un’opera e di non poterla rendere funzionale”.

Da qui le successive indagini idrogeologiche approfondite, richieste da Rup e assessore insieme, per valutare se il progetto originario fosse ancora fattibile.

Nodo, questo, ancora da sciogliere, e che soltanto l’esito delle ultime perizie (che si attende entro i prossimi 2 mesi) potrà scogliere definitivamente, confluendo in una variante al progetto, da presentare e far approvare. Variante, dunque, ancora al vaglio. “Dopo la variante – spiega ancora l’assessore – riprenderemo i lavori celermente, sperando di recuperare il tempo perso“.

Ma soffermiamoci sui tempi. I carotaggi che faranno emergere la nuova falda nel futuro parcheggio interrato su tre livelli risalgono al novembre 2020. I lavori erano iniziati nel gennaio 2019 con tempi di fine cantiere stimati a 510 giorni, ossia un anno e 4 mesi circa. Al momento degli scavi, novembre scorso, il cantiere è già in ritardo di 6 mesi rispetto alla preventivata consegna della nuova e ribaltata stazione. E prima? Cosa è stato realizzato prima? “In realtà – replica all’interrogativo l’assessore –  da gennaio 2019 a febraio 2020 quello che è stato realizzato sono le opere del sottopasso, poi abbiamo dovuto ccordinarci nei lavori con RFI per quanto riguarda soprattutto gli interventi sui binari e poi abbiamo eseguito i lavori sul piazzale antistante il nuovo ingresso. Da lì in poi è storia ormai nota, con i nuovi sondaggi che hanno fatto emergere la falda che ha stoppato tutto”. 

E il passaggio sui lavori della Rete Ferroviaria Italiana a cui l’assessore fa riferimento – va detto- in realtà non è di poco conto. E questo perchè il cantiere del ribaltamento della stazione si è incrociato, inevitabilmente, con i lavori sui binari già avviati in precedenza da RFI. Lavori di lungo corso che nel tempo hanno dovuto fronteggiare modifiche normative che hanno trascinato dentro anche il cantiere di Palazzo Carafa.

Nel maggio 2020, dopo una serie di tavoli tecnici in regione proprio alla luce delle richieste di modifiche progettuali da Rfi ed Fse, il responso è chiaro: Palazzo Carafa deve apportare una serie di modifiche architettoniche al progetto originario. In sostanza una cosidetta variante in corso d’opera. Nuovo imprevisto. E i tempi si allungano ancora.

E arriviamo adesso ai giorni nostri, dritti all’interrogativo che dopo 2 anni e 9 mesi sorge spontaneo: quali i tempi di realizzazione dell’opera adesso? “Di tempi  preferisco non parlare – risponde infine l’assessore Nuzzaci – lo hanno fatto i miei predecessori, io preferisco invece realizzare l’opera”. 

Dunque nessuna promessa che rischia, nuovamente, di essere disattesa. E i tempi restano, così, il grande interrogativo aperto.

E.FIO

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