BRINDISI – Il carcere di Brindisi è situato nella centralissima via Appia ed è circondato da edifici di abitazioni civili. Una situazione inaccettabile, tanto è vero che da decenni si parla di uno spostamento in altro sito, soprattutto se si considera che la struttura attuale è totalmente inadeguata. L’ennesima dimostrazione si è verificata nelle scorse settimane, quando nel carcere brindisino ci sono state delle aggressioni ai danni di agenti della polizia penitenziaria ed anche quando si è verificato un principio di incendio in uno dei reparti privi di finestre nei corridoi e di aspiratori di fumi.
Un motivo in più perché anche le istituzioni locali – e più in generale la politica – facciano sentire la loro voce nei confronti del Ministero della Giustizia.
Attualmente nella struttura ci sono 183 detenuti a fronte di una capienza di 114 unità. Di questi, sono 47 i tossicodipendenti sottoposti a terapia con metadone, mentre altri 17 hanno problemi psichiatrici. Una situazione insopportabile, tanto più se si considera che la pianta organica del personale penitenziario appare totalmente inadeguata rispetto a tali circostanze.
A ciò si aggiungono i ritardi con cui si procede con gli interventi di manutenzione, con gravi ripercussioni sul piano della sicurezza. Basti pensare, ad esempio, che i blindati delle celle vengono chiusi manualmente, senza poter mettere le mandate, visto che il sistema automatizzato – a suo tempo comandato da una sala di controllo – è totalmente fuoriuso.
Allo stato attuale, pertanto, è a rischio l’incolumità del personale di servizio, così come degli stessi reclusi, spesso costretti a vivere in condizioni disumane, indegne per un paese civile.
Ecco perché è intollerabile continuare ad assistere al silenzio di chi avrebbe voce e titolo per rivendicare interventi urgenti ed efficaci.
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