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Nemmeno il lockdown ferma il cemento: Salento maglia nera per consumo di suolo

SALENTO- Nemmeno il lockdown è stato in grado di fermare il consumo di suolo nel Salento. Anzi, soprattutto in provincia di Lecce e nella parte meridionale di quella di Brindisi si continua ad erodere territorio come se non ci fosse un domani. E le cause sono da rintracciare, oltre che nella creazione di infrastrutture ed edifici residenziali/industriali o poli per la logistica, anche nell’installazione di mega impianti per energie rinnovabili, eolici e fotovoltaici in particolare. È la fotografia che emerge dal nuovo Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, prodotto dall’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) e presentato nelle scorse ore.

Dati e cartine inchiodano la Puglia alle sue responsabilità, visto che è la terza regione d’Italia, dopo Lombardia e Veneto, in cui si sono consumati più ettari in un solo anno, 493 in più tra il 2019 e il 2020, vale a dire il 9,5 per cento dei 5.175 ettari persi a livello nazionale. Un ritmo non sostenibile, secondo Ispra, che chiama in causa l’inerzia del governo. Non si tratta solo di costi, già di per sé pesanti, a livello ambientale, ma anche a livello economico: i processi di artificializzazione comportano perdite di suolo ed erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemici e vulnerabilità al cambiamento climatico. Ai posteri resterà, insomma, ben poco.

Entrando nel dettaglio della situazione locale, l’intera Puglia meridionale continua a rimanere sopra la media italiana, al pari di numerose province della costa adriatica, di Roma, della Campania settentrionale e della Sicilia.

Lecce si conferma la prima provincia pugliese per percentuale di territorio ormai costruito: 14,3 per cento, oltre 39mila ettari, con un incremento nel 2020 di 126,3 ettari in più totali rispetto all’anno precedente, poco meno di Bari. A Brindisi, invece, sono stati costruiti 76,2 ettari in più e la provincia sale al 10,8 per cento di territorio eroso. Va meglio a Taranto, dove gli ettari persi nel 2020 sono stati solo 26,7 (in totale ha perso il 9,6 per cento di suolo). Le province di Lecce e Brindisi, dunque, sono quelle a maggiore consumo di tutta la regione, con oltre 500mq a testa per abitante.

Il confronto tra i capoluoghi pugliesi, poi, fa emergere come Brindisi sia il comune che ha divorato più territorio: 33,08 ettari fagocitati dal cemento in un solo anno, con il 14,2 per cento di suolo comunale già costruito. A Lecce città, si è costruito, invece, su ulteriori 24,76 ettari (totale 14,9 per cento di territorio già costruito), mentre a Taranto i numeri sono più contenuti, con 10 ettari in più (il totale del costruito però è del 21, 5 per cento).

Poi ci sono i paesi della provincia e le evidenti anomalie: piccoli centri che perdono tanta campagna e soprattutto tanta costa. I casi più eclatanti sono quelli di Vernole e Lizzanello, al settimo posto per consumo di suolo nel 2020 in Puglia, per aver perso ulteriori 16 ettari a testa, seguiti da Torchiarolo, dove ne sono stati erosi altri 14, e San Pietro Vernotico, che ne ha persi altri 12, e Fasano, con oltre 6 ettari. Nel basso Brindisino, non a caso, è massiccia la concentrazione delle grandi centrali fotovoltaiche su terreni agricoli.

Tornando nel Leccese, ulteriori incrementi significativi nell’ultimo anno si sono registrati a Melendugno (+10,88 ettari), Lequile (+5,70 ettari), Casarano (+4,64), Copertino (+3,46), Nardò (+3,39), Salve (2,54), Trepuzzi (2,34) e Ugento (2,72).

 

t.c.

 

 

 

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