Cronaca

Droga e affari illeciti, nel processo “Labirinto” condanne confermate per i due capi

SALENTO-Nel 2019 le condanne in primo grado per due secoli di carcere per 25 imputati e confische per milioni di euro nel processo in abbreviato nato dall’operazione Labirinto. Nelle scorse ore la Corte d’Appello di Lecce presieduta da Vincenzo Scardia ha riformulato le condanne per gli imputati coinvolti nell’indagine dei carabinieri che nel luglio 2018 aveva portato all’arresto di 33 persone.

Le accuse erano, tra l’altro, di associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. L’operazione aveva smantellato un gruppo criminale ritenuto erede del clan Tornese con interessi, oltre che negli affari consueti della droga, anche in alcuni settori economici sul litorale gallipolino e nei locali pubblici. Nel processo si erano costituiti parte civile i comuni di Lequile, San Cesario, Monteroni e Carmiano. I capi erano stati individuati in Vincenzo Rizzo, operante nell’area di San Cesario, San Donato e Lequile, con influenza anche a Gallipoli, e Saulle Politi, attivo a Monteroni, Arnesano, San Pietro in Lama, Carmiano, Leverano, Porto Cesareo. Erano stati condannati a 20 anni e l’appello non ha fatto sconti confermando la pena ad entrambi. Conferma delle condanne per molti altri imputati, mentre per alcuni sono state ridotte.

Secondo gli inquirenti molti dei coinvolti erano personaggi capaci anche di fare affari con attività di tipo imprenditoriale. Negli atti del processo, anche anche alcune dichiarazioni rilasciate dal pentito Tommaso Montedoro.

 

 

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