VERNOLE- Per regolare le sedute del Consiglio comunale, tra statuto e regolamento – se in conflitto tra loro – si applica il secondo. E’ il principio che fissa il Tar di Lecce con la sentenza relativa al Comune di Vernole e destinata a creare giurisprudenza in materia.
Si sbloccano, dunque, i lavori dell’assise vernolese, che può tornare a riunirsi il prossimo 28 giugno dopo che le precedenti sedute sono state dichiarate deserte per mancanza del quorum strutturale. Contro le deliberazioni del presidente del Consiglio hanno presentato ricorso il sindaco e i consiglieri di maggioranza, difesi dall’avvocato Pietro Quinto. Una questione giuridica non di poco conto, finita anche sul tavolo del Viminale, che ha fornito il suo parere sul “caso Vernole”.
Il nodo, come detto, è nel contrasto tra Statuto e regolamento: il primo prevede la necessaria presenza di 8 consiglieri sui 12 assegnati, mentre il secondo ritiene valida la seduta con la presenza di 1/3 dei consiglieri.
Come sostenuto da Quinto e condiviso dal Tar, sebbene lo Statuto sia una fonte normativa primaria, va disapplicato per la specialità della disposizione regolamentare, alla quale fa riferimento il Testo unico degli Enti locali per la disciplina delle sedute consiliari.
“D’altro canto – ha rilevato l’Avv. Quinto – una interpretazione di segno diverso avrebbe consentito ai gruppi di minoranza di paralizzare l’attività del Consiglio Comunale, come è infatti avvenuto nelle precedenti due sedute anche perché doveva essere surrogato un consigliere dimissionario appartenente alla maggioranza”.
Nell’ordine del giorno del prossimo Consiglio è previsto, alla luce dei principi affermati dal Giudice Amministrativo, proprio l’adeguamento dello Statuto ed altresì l’adeguamento del regolamento nella parte in cui, in contrasto con la norma di legge, prevede il computo del Sindaco ai fini della determinazione del quorum.