Attualità

Turismo salentino “Ricchezza nelle mani di pochi e briciole agli stagionali”

LECCE – “Stagionalità e mancato rispetto del Ccnl mettono in ginocchio i lavoratori del turismo”. I sindacati confederali commentano i dati del report pubblicato nelle scorse ore. Mirko Moscaggiuri, di Filcams CGIL Lecce, sottolinea come la situazione fosse grave già prima del Covid.

“Dopo la pandemia la stagione si è ridotta -dice- Gli stipendi non sono in linea con il Contratto. La politica si muova: attendiamo da un mese la convocazione di un tavolo regionale”. Siamo “Al di sotto della media regionale, di quella del Mezzogiorno e di quella nazionale. Il turismo salentino concentra le ricchezze nelle mani di pochi e lascia ai lavoratori stagionali solo le briciole. Colpisce nell’analisi statistica la suddivisione delle mansioni. Ci sono appena 18 dirigenti per le 5.534 imprese turistiche salentine. Questo dato la dice lunga sulla corretta applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro, è sintomatico del fenomeno del sottomansionamento. Nelle scorse settimane, si era mosso un polverone circa l’irreperibilità di manodopera, che taluni imputavano al Reddito di cittadinanza e non alla non corretta applicazione del Ccnl. La Filcams aveva chiesto un confronto istituzionale: “Attendiamo ancora di essere convocati dalle istituzioni. Nulla si è mosso, mentre la stagione di fatto è partita”.

Per Antonella Perrone, segretaria generale della Uiltucs, “Le nostre strutture turistiche sono piccole e troppo fragili, la destagionalizzazione resta una chimera. Serve investire di più e meglio su competenze e professionalità per qualificare l’offerta, fare sistema tra aziende e territorio per conquistare nuovi mercati. Trasporti e infrastrutture nodo cruciale per lo sviluppo”

“Nonostante gli investimenti fatti negli ultimi anni, anche con la realizzazione dei Distretti turistici, siamo ancora alla ricerca di un vero modello di sviluppo. Parliamo di un settore ancora fortemente caratterizzato dalla stagionalità, incapace di assicurare un lavoro duraturo, valido per tutto l’anno. E di aziende che spesso si scoprono poco strutturate, a conduzione familiare e incapaci di fare ‘rete’ per offrire un prodotto turistico integrato di qualità, nonché di sviluppare nuove formule e progetti per mettere a frutto le risorse locali e migliorare l’attrattività oltre la stagione balneare. È chiaro che un numero più esiguo di giornate lavorate incide negativamente su salari e stipendi dei dipendenti. Da tempo chiediamo un’inversione di rotta e una strategia di rilancio del settore basata sulla qualificazione del personale”.

Carmela Tarantini, Segretaria Generale della Fisascat Cisl, sottolinea: “I lavoratori qualificati ci sono ma preferiscono andare altrove. Inaccettabili 5 euro l’ora”. Servono rispetto dell’orario di lavoro, riconoscimento della giornata di riposo, pagamento dello straordinario. Si cerca ovviamente la massima esperienza in cambio di stipendi davvero bassi, ingiustificabili alla luce del numero delle ore di lavoro effettuate. Chi può andare in territori dove la professionalità viene apprezzata e pagata si sposta per la durata della stagione, chi rimane si arrangia. Purtroppo! Questo succede quandosi arriva a riconoscere un’indennità oraria di 5 euro, a fronte di introiti rilevanti. Questo è il vero problema del settore, tutto il resto è di contorno. Noi, come Fisascat,non perdiamo occasione di essere sentinelle vigili al rispetto prima ancora che dei contrattidi lavoro della dignità delle persone. Ma non è facile e tutto spesso va a discapito della qualità dei servizi offerti”.

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