ROMA- Ci sono 134 milioni di euro ancora fermi da 15 mesi, non spesi, sui 300 del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia. Ciononostante, ci sono richieste per 176 milioni di euro per espianti e reimpianti bloccate, per assenza di risorse: al momento, infatti, è stato finanziato appena il 6 per cento delle istanze presentate, visto che i fondi destinati a questo capitolo di spesa ammontano ad appena 40 milioni. Un cortocircuito sottoposto all’attenzione del sottosegretario alle Politiche Agricole Battistoni, nell’incontro tenuto in mattinata a Roma con la delegazione di Unaprol e Coldiretti Puglia.
Le risorse inutilizzate sono destinate soprattutto alle calamità, mentre sono rimasti inattuati gli interventi che avrebbero consentito agli agricoltori di ricominciare a lavorare e a produrre. Si richiede, pertanto, una rimodulazione del Piano, valutando quali strumenti non abbiano assorbito tutti i fondi a disposizione e per quali ragioni. Secondo le organizzazioni di categoria, anche la misura ‘Salva Frantoi’ va riattivata perché dei 35 milioni di euro sono stati spesi solo 6 milioni di euro a causa dei requisiti di accesso e vanno rimessi a disposizione delle strutture dismesse, i cui macchinari sono stati vendute all’estero, in Grecia, Marocco e Tunisia: almeno cento frantoi non riapriranno probabilmente più i battenti.
Ferme al palo, ancora, le risorse per il contrasto alla sputacchina, vettore del batterio Xylella, da destinare agli enti pubblici, per la rimozione degli ulivi secchi, la ricerca, la diversificazione produttiva. Anche la misura per gli innesti degli ulivi monumentali non ha suscitato l’interesse sperato, visto che ha registrato l’adesione di sole 91 aziende agricole.
Sono state richieste, inoltre, deroghe ai vincoli paesaggistici per consentire la diversificazione delle colture ed evitare di ricadere nell’errore della monocoltura dell’olivo, anche perché non è certa la capacità di tenuta a lungo termine delle specie attualmente considerate resistenti a Xylella, le uniche a poter essere reimpiantate.
Il sottosegretario ha promesso una ricognizione entro dieci giorni al massimo. Al tavolo non è stata avanzata solo la richiesta di una rimodulazione del Piano attuale, ma anche l’elaborazione di un nuovo Piano olivicolo di importo almeno pari al precedente e capace di mettere insieme i Ministeri dell’Agricoltura, della Transizione ecologica, del Turismo e della Cultura, visto che il danno non è solo al settore agricolo, ma al territorio nella sua interezza.
La stima fatta dalle organizzazioni dei produttori è di 5mila posti di lavoro già persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva; una diminuzione della produzione dell’80 per cento a Lecce (minimo storico di 3.979 tonnellate prodotte nell’ultima campagna 2019/2020), del 16 per cento a Brindisi e del 4 per cento in provincia di Taranto; un danno del settore olivicolo pari ad almeno 1,6 miliardi di euro, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio colpito dalla fitopatologia, cioè il 40 per cento di tutta la Puglia.