LECCE- Ridotta in schiavitù, chiusa a chiave dentro casa e costretta a prostituirsi, dopo essere stata comprata per 800 euro nel suo paese. I due aguzzini di una ragazza bulgara il cui destino, una volta arrivata in Italia, era stato quello delle violenze e dei soprusi, sono stati condannati a 24 anni di carcere, 12 a testa. La condanna è stata emessa in Corte d’Assise dal giudice Pietro Baffa che ha accolto le richieste del pubblico ministero Carmen Ruggiero.
I due, Tsvetan Tsvetanov, 47 anni e Alexsandar Georgiev, 34, entrambi di nazionalità bulgara, erano stati arrestati nel 2014 dopo un’indagine lampo dei carabinieri della compagnia di Maglie. Ad incastrarli una serie di intercettazioni che avevano svelato uno scenario inquietante: donne usate come merce, sfruttate, costrette a prostituirsi in strada, violentate e picchiate. La base era un’ abitazione di Presicce dove almeno quattro ragazze erano state segregate. Una di loro aveva avuto il coraggio di denunciare. Ogni sera veniva portata sulla Maglie-Collepasso in attesa dei clienti, poi ripresa e costretta a consegnare interamente il guadagno. Dopo la denuncia i due avevano anche tentato di organizzare il rapimento della ragazza che stava per essere rimpatriata in Bulgaria. Sono riusciti a scoprire il luogo e l’ora in cui sarebbe partita circuendo l’interprete usata dagli inquirenti: nei pressi del Bar Commercio sarebbe salita su un pullman diretto in Bulgaria. Il colpo era però fallito. Sentendosi ormai braccati erano pronti a fuggire in Calabria, ma erano stati catturati dopo un rocambolesco inseguimento sui tetti. Nel corso del processo sono stati difesi dagli avvocati Alberto Corvaglia e Antonio De Lorenzo.
