LECCE-Venerdì scorso, il Tribunale di Lecce ha definito il primo grado di giudizio di tre procedimenti a carico degli attivisti No Tappronunciando sentenza nei confronti di quarantasei, venticinque e cinquantacinque persone. “Abbiamo apprezzato da difensori degli imputati- dicono i legali degli attivisti Francesco Calabro, Alessandro Calò, Giuseppe Milli, e Elena Papadia– una amministrazione della giustizia straordinariamente efficiente: sedici udienze concentrate nell’arco di sette mesi, spesso a distanza di una settimana l’una dall’altra. Da parte nostra, abbiamo compiuto ogni sforzo possibile per evitare che le esigenze logistiche legate alla limitata disponibilità dell’aula bunker – ripetutamente dichiarate prioritarie – prevalessero sul diritto di difesa. Quello che invece non siamo riusciti a giustificare – continua il legal team del Movimento NoTap- è il fatto che la stessa rapidità e la stessa efficienza non si siano finora registrate nei procedimenti avviati su loro iniziativa, per vicende verificatesi nello stesso contesto spazio-temporale. Il fatto, per esempio, che il procedimento nato dalla denuncia degli attivisti ammanettati nelle campagne il 9 dicembre 2017 sia ancora a carico di ignoti, dopo oltre tre anni, pur essendo noti i nomi dei responsabili dell’operazione di polizia; o il fatto che siano ancora a carico di ignoti, anche in questo caso trascorsi tre anni, i procedimenti scaturiti dalle querele proposte dagli attivisti per i fatti del 13 novembre 2017, del 9 febbraio e del 9 aprile 2018.
Crediamo sia tempo che le autorità giudiziarie competenti avvertano la responsabilità di rispondere – in un modo o nell’altro, purché si risponda – a una domanda di giustizia che non tollera più di essere elusa”.