LECCE – Tre processi diversi unificati per oltre 90 imputati accusati di aver creato disordini, danneggiamenti, di aver violato la zona rossa istituita intorno al cantiere del gasdotto Tap nel 13 novembre 2017.
Nella sentenza pronunciata dal presidente della corte Pietro Baffa le condanne sono state pesanti, alcune più che raddoppiate rispetto alle richieste dei tre pm che hanno coordinato le indagini contro i manifestanti: Maria Consolata Moschettini, Guglielmo Cataldi e Francesca Miglietta.
Le pene vanno dai tre anni, quelle più alte, ai 3 mesi, ma ci sono state anche 25 assoluzioni. Gli episodi contestati sono accaduti tra il 2017 ed il 2018 e i reati dei quali rispondono gli imputati sono diversi: violenza provata, danneggiamenti di mezzi o cancelli nel cantiere di San Foca, disordini, manifestazioni non autorizzate, con cortei nel centro di Lecce, lancio di uova, offese a pubblico ufficiale.
La società Trans Adriatic Pipeline si è costituita parte civile, in uno dei tronconi del processo con l’avvocato Andrea Sambati, per presunti danni patrimoniali e d’immagine. Parte civile anche una banca, per un danneggiamento, e un poliziotto.
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Francesco Calabro, Giuseppe Milli, Carlo Sariconi.
“Noi non ci faremo abbattere da nessuno e continueremo senza sosta la nostra battaglia per la giustizia, sia nelle aule dei tribunali che tra le coscienze della gente” è il commento a caldo del Comitato No Tap.