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De Marco incastrato da una notte “d’amore”?

LECCE – Venerdì scorso, a pochi giorni dalla mattanza, non ha solo partecipato a una festa di compleanno, ma avrebbe anche consumato del sesso a pagamento. Antonio De Marco si sarebbe concesso, per usare un eufemismo, una notte “d’amore”. Il reo confesso del duplice omicidio di Daniele ed Eleonora, ignaro di essere giù pedinato, avrebbe raggiunto una strada nei pressi della stazione di Lecce. In un appartamento si sarebbe dunque intrattenuto con una donna. Sempre secondo indiscrezioni, non sarebbe stata la prima volta.

Chi lo stava appostando avrebbero dunque atteso che abbandonasse il luogo del diletto per poi intervenire con un blitz e repertare quanto lasciato nella stanza. Un rapporto protetto, quello consumato, e che avrebbe consentito dunque, attraverso dei preservativi, di repertarne il Dna. Ecco dunque il tassello determinante ad inchiodarlo: il materiale organico trovato sulla scena del crimine, comparato con quello prelevato durante il blitz, corrispondeva. La pista seguita era indubbiamente quella giusta.

Lui, 21 anni e, come lui stesso ha riferito lunedì notte durante l’interrogatorio al margine del fermo, con vita sociale pari a zero, aveva pianificato tutto nel dettaglio, ma senza calcolare gli imprevisti. La lotta in casa con Daniele, le Urla di Eleonora che pure si è difesa graffiandolo e trattenendo sotto le unghie materiale biologico riconducibile all’aggressore e poi i guanti in lattice che non avrebbero retto a tanto trambusto e quei bigliettini caduti dalla tasca e scritti a mano. Dna e grafia: questi, dunque, i due passi falsi, i due tasselli di un puzzle che si è reso sempre più nitido e completo, portando gli inquirenti al nome di quell’insospettabile aspirante infermiere.

Intanto l’Arma dei Carabinieri smentisce questa ricostruzione, asserendo di non essere coinvolta nelle operazioni descritte. La descrizione dei fatti riportati nell’articolo è il frutto dell’ascolto di altre fonti qualificate contattate dalla redazione.

E. Fio

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