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Lecce, dalle false partenze agli errori arbitrali: un mix che precipita i giallorossi

LECCE – (di Tonio De Giorgi) È sempre così quando un obiettivo sfugge di mano. Si recrimina, giustamente, per un episodio (il mancato rigore a Mancosu), e poi il solito rosario, ormai noto dalla ripresa del campionato: il calendario ha messo a dura prova una rosa, quella del Lecce, priva di alternative soprattutto offensive e, in generale, di un organico scarsamente alternativo. Giudizio declinato dal tecnico in vari modi e edulcorato dal massimo impegno e attaccamento profuso dai giocatori a disposizione di un tecnico che ha esperienza da vendere a generazioni di calciatori. Questo campionato è servito pure alla sua crescita con riflessi, positivi e negativi, sulla squadra. A prescindere da come andrà a finire, resteranno i numeri. Il gioco, invece, spesso pure apprezzabile, resterà un ricordo. Ma nel gioco, nella proposizione, convinta e coraggiosa di questa squadra, pesano pure gli errori che i calciatori di Liverani non sono riusciti a limitare nel modo giusto. Prima ancora di quelli tecnici, singoli o collettivi, anche a Bologna la squadra giallorossa ha pagato un approccio sbagliato. Al Dall’Ara subiti due gol in appena quattro minuti. E pensare che la formazione leccese fino alla partita sul campo della Roma mai aveva incassato gol nel primo quarto d’ora (gol di Under). Purtroppo dopo la ripartenza questi approcci morbidi si sono ripetuti in altre quattro occasioni delle quali tre finite con la vittoria degli avversari: a Sassuolo rete di Caputo al 5′, in Lecce-Lazio gol di Caicedo al 5′ (partita poi vinta dal Lecce); contro la Fiorentina rete di Chiesa al 6′, a Bologna gol dei padroni di casa al 2′ e al 4′. Una zavorra già appesantita da errori che, ha detto Liverani nel post gara di Bologna, si limitano solo con anni di militanza in questo campionato. La formula del campionato post lockdown non ha giocato in suo favore: una preparazione delle partite su sei giorni avrebbe probabilmente favorito un lavoro più certosino di alcune situazioni. L’approccio alla partita è stato scioccante. I ruoli si sono invertiti e il Bologna, che non aveva nulla da chiedere al campionato ha vestito i panni della squadra alla ricerca assatanata di punti spogliando il Lecce delle sue certezze. Prima dell’intervallo Mancosu è riuscito a dare un senso al secondo tempo e nella ripresa con gli innesti di Petriccione, Majer e soprattutto Rispoli il Lecce è riuscito a riprendere la partita fino al mancato gol del sorpasso,  con Falco, fermato da Krejci sulla linea di porta (in precedenza aveva colpito la traversa complice la deviazione di Skorupski). L’assalto finale è costato il gol gol vittoria dei padroni di casa in contropiede, come contro il Milan. Paga tutto, il Lecce, come fa una squadra con l’acqua alla gola (tra l’altro mai avuta per oltre metà campionato perché sempre sopra la linea di galleggiamento), costretta a inseguire, a non sbagliare colpo e sottoposta a grossi rischi. Dal Dall’Ara è ripartito un Lecce che solo un miracolo sportivo può trattenere in Serie A.

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