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Protocollo, inaccettabile responsabilità diretta dei medici. Ne parlano Castellacci e Palaia

LECCE – Nulla è quello che sembra tranne il caos che regna intorno al calcio al tempo del Covid-19.

Dopo il parere del Comitato Tecnico Scientifico, che ha posto delle condizioni stringenti e vincolanti per gli allenamenti di squadra da lunedì 18 maggio, nulla è ancora chiaro.

Al momento tutto tace, tranne i medici sportivi, esclusi dalle valutazioni del CTS per ritrovarsi poi impelagati in una delle condizioni sulle quali il Governo non intende fare passi indietro e cioè la diretta responsabilità del medico sociale per quanto riguarda il protocollo.

Oltre all’approvvigionamento dei test in numerose quantità e la quarantena di tutto il gruppo in caso di positività, criticità enormi, quello che proprio è inaccettabile per i medici è la loro diretta responsabilità.

A parlare sono due degli esponenti più importanti, il dott. Enrico Castellacci e il dott. Giuseppe Palaia.

Enrico Castellacci (foto web)

L’ex responsabile medico della Nazionale, presidente di Libera Associazione Medici Italiani del Calcio, a Radio Punto Nuovo, ha espresso il suo dissenso sull’argomento, le sue dichiarazioni sono chiare: La figura più debole, il medico, si ritrova ad essere la figura fondamentale e la più critica, è un paradosso.
È da tempo che continuo a ripetere che il medico del calcio è l’anello debole della catena che non ha un contratto depositato in Lega. L’unica figura poco tutelata, o per niente. Ho già ricevuto molte lettere di colleghi dalla Serie B che minacciano le loro dimissioni in caso non venisse rivista la questione della responsabilità, che diventa una responsabilità penale”.

E il responsabile sanitario dell’Unione Sportiva Lecce, Palaia, in collegamento Skype con il direttore Vernaleone su TeleRama non le manda certo a dire:

Peppino Palaia, resp. san. US Lecce

Le criticità sono state sottolineate, adesso devono essere accettate dalla Lega che proporrà il solito protocollo che deve essere seguito e chiaramente l’anello debole della società che è il medico, poiché il responsabile sanitario non è contrattualizzato, a livello nazionale parlo, ognuno di noi ha solo un contratto con il proprio presidente del club, siccome non siamo tutelati hanno scaricato tutta responsabilità sul medico della società per quanto riguarda calciatori e staff tecnico e sul medico del lavoro per quanto riguarda fisioterapisti magazzinieri e così via. C’è una forzatura per via del grande indotto che può dare il calcio, ma sicuramente il calcio essendo uno sport di contatto è a rischio e il Covid viene definitivo malattia professionale, questi sono i grossi problemi che dobbiamo superare prima di poter iniziare ad allenarci in gruppo e successivamente prendere parte a questo fantomatico campionato”.

Il Lecce è pronto a chiudersi in ritiro all’Acaya Resort, la voglia di ricominciare c’è ma bisogna limare queste controversie e se bisogna ricominciare i rischi devono essere bassi per tutti, no alle forzature, Palaia lo ribadisce:

L’importante è che nel calcio non ci sia una forzatura che urti contro la salute e la tutela sanitaria degli atleti, questo è imprescindibile, perciò dobbiamo iniziare quando il rischio non è zero ma vicinissimo allo zero”.

Si continua a navigare in un mare di incertezze e la sensazione è che nessuno voglia decidere quello che forse vorrebbero in tanti: stoppare definitivamente questa giostra e pensare già alla prossima stagione, in modo sereno, anche perché per ora i tempi li scandisce il Covid-19.

 

M.C.

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