LECCE – Umile, pacato, educato vive in casa col padre e la compagna Liviana in questo periodo di distanziamento sociale. Pippo Falco, il Messi del Salento per tutti, ha dialogato con Dario Sanghez dell’Ufficio Stampa dell’Unione Sportiva Lecce, nello spazio dedicato ai tifosi su Instagram “Siamo sempre con voi”.
“Abituati ad allenarci in campo, all’aperto, tutti insieme, poi non è facile farlo in casa. Mi alleno sempre e ho messo in croce anche mio padre per palleggiare: c’è un cortile dove mi alleno praticando corsa e lavorando sulla resistenza. Mio padre non ha giocato al calcio, non ho preso da lui (sorride, n.d.r.). Adesso mi aiuta ad allenarmi e mi ha sempre seguito ovunque, fin da piccolo. Non ha mai detto nulla dagli spalti, poi in macchina parlavamo di come era andata e mi faceva le critiche giuste, più critiche che elogi, mi ha fatto sempre tenere i piedi a terra, anche adesso, ed è giusto così. Vi racconto un piccolo aneddoto: da piccolo durante un torneo, ero il competizione con un altro ragazzo per vincere il titolo di capocannoniere, si giocava in due campi adiacenti, e dopo ogni mio gol io chiedevo a lui se ero in vantaggio e lui mi rispondeva che lui stava sopra di me e dovevo farne un altro. Lui è così ma lo fa per il mio bene”.
Pippo è cresciuto con il pallone nelle vene anzi no, sotto al cuscino come racconta candidamente:
“Da piccolo dormivo col pallone sotto al cuscino altrimenti non riuscivo a prendere sonno; iniziai a giocare a 4 anni, invece di 6. Mister Giuseppe Novellino, che mi ha insegnato tanto, mi prese. La mia passione per il calcio è stata sempre immensa, non penso che avrei potuto fare altro nella vita, da piccolo quando mi chiedevano rispondevo sempre che volevo fare il calciatore.
Messi è stato sempre mio esempio, ma ho ammirato Del Piero e Totti, amavo vederli giocare, mi piaceva anche Miccoli quando lo vedevo giocare con la maglia del Palermo”.
Poi parla di questa stagione, del difensore più forte che ha incontrato, Koulibaly del Napoli, dell’esultanza dopo i gol dedicata a Liviana, la sua ragazza, dell’ottimo rapporto con Lapadula, con cui parla spesso anche prima delle partite e dell’ottimo feeling che hanno in campo, e poi dell’importanza del gruppo, un fiume in piena perché quando parla di calcio il tempo si ferma, per lui questo sport è tutto. Racconta le emozioni dell’attimo prima di tirare una punizione, che è la sua specialità:
“Alzo la testa, guardo l’angolo dove vorrei piazzarla, poi abbasso la testa e guardo il pallone, immaginando già l’esplosione di gioia nel caso in cui dovesse insaccarsi, l’esultanza dei tifosi e la mia gioia immensa”.
È molto goloso Pippo, ma si trattiene per mantenere la forma fisica: “Alimentazione è una cosa fondamentale, poi serve tanto lavoro, ormai il fisico si è abituato, il metabolismo brucia tutto quello che mangio, a livello mentale però le tentazioni sono tante, io amo i dolci, e li mangio solo una volta a settimana”.
Il gol su punizione più bello che ha segnato per lui è quello con il Sassuolo, su azione quello col Torino, mentre per la partita più bella della sua avventura in giallorosso, fa un tuffo indietro nel tempo:
“La partita più bella in giallorosso? Con il Brescia perché sapevamo che vincendo saremmo andati in serie A, in casa col Brescia al ritorno”.
Il ragazzo di Pulsano continua a correre e a giocare sognando la nazionale: “Il sogno di ogni calciatore è arrivare prima in serie A e poi in nazionale, ma devo continuare a fare bene”.
Poi saluta tutti augurandosi che l’emergenza sanitaria finisca quanto prima, per ritornare a ricamare calcio, ad inseguire il pallone che rotola e dei sogni che aleggiano vicino al sette pronti ad esplodere al primo boato di gioia del pubblico.