LECCE – Mentre il pallone, sempre più sgonfio, rimbalza da palazzo a palazzo, arriva nel nuovo Dpcm, oltre alla conferma del divieto di eventi e competizioni sportive in luoghi pubblici o privati, anche il blocco totale fino al 13 aprile alle “sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non, all’interno degli impianti sportivi di ogni tipo”.
“Sospendiamo le sedute di allenamento delle società sportive: non sono più consentite negli impianti delle società, gli atleti lo potranno fare a casa loro individualmente”. Con queste parole il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte stoppa ogni velleità di alcune società di calcio professionistiche intenzionate a riprendere l’attività in questa settimana.
Ovviamente quello che sta accadendo chiaro e limpido come l’acqua di fonte, si prosegue di decreto in decreto, si posticipa sempre, e l’impressione è quella che nemmeno il 13 aprile possa essere la data giusta per riaprire tutto, perché è ogni tipo di decisione è legata solo e soltanto all’evoluzione dei rischi da contagio da Coronavirus.
Intanto anche l’ipotesi della ripresa dei campionati di calcio nella prima settimana di maggio va nell’archivio di tutte le parole scritte in questo periodo; adesso si parla del 20 maggio per giocare poi in estate e terminare i campionati.
L’intenzione della Federcalcio e di gran parte della Lega A è questa ma nulla potrà essere definito, perché volenti o nolenti bisognerà aspettare, incrociare le dita, e sperare, per il bene della salute dell’intero Paese, che il Covid-19 si dissolva presto.
Ci sono tutti i presupposti però per immaginare che il triplice fischio della stagione agonistica 2019-20 rimbombi nell’aria di giorno in giorno; anche perché l’interrogativo è capire in quale condizione fisica i calciatori potrebbero affrontare il rush finale senza parlare poi del silenzio assordante degli stadi vuoti, perché è impensabile che prima dell’autunno possano essere autorizzati assembramenti per ogni tipo di evento.