BARI – Sono 72 gli operatori sanitari che, ad oggi, risultano positivi al coronavirus in Puglia. Quasi il 30% del totale di tutti i pazienti positivi al covid-19. Di questi 25 sono in provincia di Lecce. Dodici i casi nell’ospedale di Copertino, 7 al Vito Fazzi, 3 al Distretto di Lecce, 3 nell’ospedale di Gallipoli. Per 10 di loro è stato necessario il ricovero.
Ecco perché, come già anticipato nelle scorse settimane, la task force regionale è orientata ad intensificare i controlli sul personale sanitario. Accanto ai tamponi per i sintomatici o per gli operatori entrati in contatto con un soggetto positivo, saranno avviati i test rapidi settimanali per tutto il resto dei medici, infermieri, operatori socio sanitari, tecnici al lavoro negli ospedali. I due strumenti non sono equiparabili in fatto di attendibilità, ma certamente i test rapidi danno una indicazione di massima grazie alla quale si può intervenire tempestivamente e spegnere focolai ospedalieri sul nascere.
La procedura è veloce, basta un prelievo di sangue, pungendo con un micro ago sul dito, come per la glicemia per ottenere in pochissimo tempo una indicazione di massima sugli anticorpi. I test saranno ripetuti settimanalmente così da avere un monitoraggio costante.
La diagnosi a tappeto non partirà in tutti gli ospedali, ma verranno testate alcune strutture. Si partirà dall’Oncologico Giovanni Paolo II di Bari. Nel Salento dovrebbe essere l’ospedale di Copertino, il primo a sperimentare il nuovo mezzo, nella fase successiva, perché il primo ad andare in emergenza proprio per il contagio di un medico.
Il professor Pierluigi Lopalco, a capo del Coordinamento per l’emergenza covid in Puglia, ha stilato una più ampia strategia di contenimento dei focolai nosocomiali:
– lettura della temperatura all’ingresso in ospedale per tutti gli operatori. “Almeno – ha spiegato – evitiamo che vada a lavorare qualche stakanovista con la febbre”
– identificazione immediata di tutti gli operatori che siano stati a contatto con un positivo senza indossare dispositivi di protezione individuale (DPI)
– i contatti occasionali sono seguiti con sorveglianza sanitaria e isolati e testati appena presentassero sintomi
– i contatti più stretti sono isolati a domicilio. Se dovessero comparire sintomi vengono testati immediatamente. Se invece dovessero restare asintomatici, anche da asintomatici al 7° giorno sarebbero testati e rimessi in servizio se negativi.
Ma di più, Lopalco ha varato regole per tutte le equipe:
In Ospedale bisogna seguire comunque la regola del #iorestoacasa, cioè devo ridurre allo stretto necessario i contatti interpersonali. Niente capannelli, niente caffè al bar, niente pizze mangiate insieme nella sala medici
Finché l’organizzazione del lavoro lo consenta, bisogna eseguire il più possibile teleconsulti e non girare da un reparto all’altro
Organizzare i turni di lavoro per creare dei gruppi di staff che siano sempre gli stessi ad orari alterni. Cioè il mio compagno di turno deve essere possibilmente sempre lo stesso. Bisogna cioè compartimentare al massimo il personale e limitare gli incroci di contatti
“Ma quello che sarebbe in assoluto più efficace – ha concluso – sarebbe quello di trattare TUTTI i pazienti e TUTTI i colleghi come potenzialmente infetti”.