FRANCAVILLA FONTANA- “Dopo otto anni di incubo, è ora che l’assicurazione paghi”. È questo il commento a caldo di Vincenzo Di Castri dopo l’assoluzione. Centro Casalinghi s.r.l. in c., insieme ai propri dipendenti, comunica che giovedì scorso si è concluso il processo penale nell’ambito del quale i soci di Centro Casalinghi srl, Pompeo e Vincenzo Di CASTRI, erano accusati di aver dolosamente incendiato e semidistrutto le strutture della loro azienda a Francavilla Fontana e le merci all’interno delle stesse custodite e di fraudolento danneggiamento di beni assicurati.L’incendio esplose il 17 luglio del 2012. Il processo si è ora concluso con l’assoluzione con formula ampia perché il fatto non sussiste.
I Di Castri ringraziano il collegio difensivo, composto dagli avvocati Roberto Palmisano e Pierluigi D’Urso, dall’Ing. Angelo Sgura e dal Dott. Giampiero Moretto. “Del resto -scrivono- quando Davide vince contro Golia, è sempre perché Davide è andato oltre i suoi limiti.E non si può tacere -continuano- la decisione di investire della vicenda le associazioni di categoria, i sindacati, ed i parlamentari del territorio al fine di attenzionare una problematica fondamentale dell’assicurazione ramo danni (incendi, allegamenti ecc.).
Infatti da un lato le aziende sono pressochè costrette ad assicurare (i costi non sono bagatellari), dall’altro allorchè avviene un sinistro, la copertura assicurativa non lenisce in nessun misura le difficoltà che il verificarsi del danno arreca all’azienda. Questo perche’ accade?Tanto accade perche’ le polizze proposte da tutte le compagnie includono una clausola che dice che finchè c’è un accertamento penale in corso la compagnia non paga il danno.Per provocare un accertamento penale diciamo che …..basta un’alito di vento.Questo però non deve far dimenticare la durata media del processo penale in Italia.E allora -concludono- Si tratterà di “costringere” le commissioni industria di Camera e Senato a valutare l’opportunità dell’inserimento di una clausola di ordine pubblico. Deve essere però stabilito che, se l’accertamento penale non si conclude nell’arco un periodo fissato per legge (3,4,5 anni) la compagnia deve, sia pure con riserva, procedere al pagamento”.