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Pranzo e doni personalizzati: “Sant’Egidio” e il suo Natale tra gli ultimi

LECCE- In giornate come questa la solitudine ha un peso diverso. L’ombra dell’anonimato, la sensazione di essere invisibili, sono macigni. Ed è per questo che su ognuno dei doni, riservati agli ospiti del Pranzo di Natale organizzato dai “Giovani per la pace di Sant’Egidio”, c’è scritto un nome e un cognome. Non un regalo a caso, ma un modo per riconoscergli un’identità, che non si cancella con una vita trascorsa in strada o un lavoro perso improvvisamente, così come la maggior parte di loro tristemente ne è convinta.

La Comunità di Sant’Egidio ha organizzato il pranzo di Natale riservato agli ultimi anche quest’anno. Sono una cinquantina i volontari in campo, pronti ad accogliere e offrire un pasto caldo a 200 ospiti, accolti nella chiesa di Sant’Irene. Lunghe tavolate, un vero e proprio pranzo in famiglia. Il menù è degno dell’occasione: c’è la lasagna preparata rigorosamente con carne di vitello, in segno di rispetto nei confronti del credo religioso di qualunque commensale. Ci sono poi il pollo e le patate al forno, la frutta di stagione, il panettone e lo spumante. Come ogni festa che si rispetti, nulla è lasciato al caso: ci sono le tovaglie rosse, piatti e bicchieri color oro, musica di sottofondo e, infine, lo scambio dei regali portati da Babbo Natale in persona.

I volontari, per di più studenti di scuola superiore e universitari, nel tempo con i commensali hanno stretto un rapporto fatto di fiducia, incontri settimanali, cercando di creare una rete di rapporti umani che abbatta il muro della solitudine che il tempo e la povertà hanno innalzato intorno a loro. Alla fine del pranzo, si diceva, l’arrivo di Babbo Natale. Anche lui è uno di loro: uno delle tante persone che ha bisogno di un aiuto e che qualche settimana fa ha confessato ai volontari di volersi rendere utile a sua volta, per regalare un sorriso, magari usufruendo della sua lunga barba bianca.

Per ognuno dei commensali è stato confezionato un regalo personalizzato. Una volta raccolti gli oggetti donati da alcune attività commerciali di Lecce o da semplici cittadini, i volontari hanno ricordato quello di cui ciascuno aveva confessato di aver bisogno. Sciarpe, cappelli e guanti per le fredde notti d’inverno. Qualcuno desiderava un orologio, qualcun altro un portafogli che sogna di poter riempire un giorno: piccoli desideri che la solidarietà di tanti ha consentito di poter esaudire. Per i più piccoli, poi, non mancano i giocattoli. Anche l’invito è stato consegnato a ciascuno di loro: con nome e cognome, orario e luogo del pranzo di festa. Non una mensa dei poveri, ma una giornata di spensieratezza con annesso il regalo più bello: sentirsi chiamati per nome.

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