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Cava dell’Arpa ad Alezio, Geoambiente non ci sta: pronto il ricorso

ALEZIO- Il no, prima politico e poi tecnico, al progetto della cava in contrada Arpa ad Alezio non va giù alla società che lo ha presentato, la Geoambiente di Cavallino, che preannuncia un ricorso. Ieri, nella conferenza dei servizi è giunto anche il no dell’Ufficio attività estrattive della Regione, dopo quello di Arpa e Autorità di Bacino. Prima ancora, il 15 ottobre scorso, è stato il Consiglio regionale ad approvare all’unanimità la mozione “Salviamo l’Arpa”, su proposta dell’omonimo comitato, per sensibilizzare la giunta a rivedere il proprio parere in merito all’approvazione del progetto per l’apertura della cava di argilla. L’obiettivo: “impedire ulteriore consumo di suolo fertile, proteggere attività agricole e agrituristiche, evitare inquinamento atmosferico e acustico, limitare il traffico di mezzi pesanti e salvaguardare il paesaggio”.

Geoambiente addita alla politica la colpa di cercare “immancabilmente di infiltrarsi” in procedimenti tecnici (come quello di Via) “per inquinarli e condizionarli”. L’azienda contesta l’approccio con una lettera inviata a tutti i consiglieri e al presidente Emiliano. Lo ha fatto il 9 dicembre scorso, prima del no delle scorse ore.

“Il Consiglio Regionale – scrive l’imprenditore Giuseppe Calò – ha recepito la mozione volta ad impedire il “consumo di suolo fertile”, nella fattispecie rappresentato da 6 ettari di cava, trascurando del tutto il fatto che il materiale estratto in quei 6 ettari serve per recuperare altri 40 ettari di superfici di discariche esistenti (già esaurite o in fase di esaurimento) ed altrettanti di siti inquinati da bonificare”, come la vicina cava Mater Gratiae, per la cui messa in sicurezza il Comune di Gallipoli ha chiesto finanziamenti.

Si lamenta il fatto che non ci sarebbe stato “nessun contraddittorio e nessuna possibilità per il proponente di esporre le motivazioni poste alla base del progetto”. Non solo: “Cosa dovrebbero venire ad ammirare i turisti in queste contrade? I cadaveri delle piante di ulivo che rappresentano il monumento all’incapacità delle istituzioni di impedire il disastro paesaggistico? Si vorrebbe far credere che, in mezzo a questo scempio il male che mette a repentaglio l’agricoltura del Salento sarebbe rappresentato dal progetto di una cava di argilla dell’estensione di 6 ettari?”.

La contestazione, dal proprio punto di vista ovviamente, porta a dire che non sarebbe stato valutato nel merito il progetto, ad esempio per quanto attiene traffico di mezzi pesanti e inquinamento atmosferico, basando quella deliberazione “su motivazioni generiche copia-incollate da una petizione”.

Il nodo sollevato in conferenza dei servizi, però, riguarda una questione tecnica, cioè la presenza di una falda continua sotto al suolo in cui si sarebbe voluta realizzare la cava. Geoambiente ritiene che siano state ignorate a piè pari le soluzioni ingegneristiche che aveva proposto, tanto da annunciare un ricorso al Tar contro il diniego, “perché – ha aggiunto – se la cava di argilla di Alezio non si può realizzare per la presenza di una falda superficiale, allora tutte le cave di argilla aperte in Puglia negli ultimi 15 anni sono da considerarsi fuori legge”.

 

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