ROMA- La conferma di un livello di produzione elevato è uno degli “elementi intoccabili” del piano di azione del governo sul siderurgico di Taranto. Con o senza ArcelorMittal.
È quanto emerge dal tavolo al ministero dello Sviluppo economico, convocato nel pomeriggio senza la multinazionale ma con i sindacati, i commissari straordinari Ilva e tre ministri, cioè Nunzia Catalfo, Giuseppe Provenzano e Stefano Patuanelli. Intanto, nelle prossime ore potrebbero iniziare le procedure di spegnimento dell’altoforno2, dopo la decisione del giudice, con possibile cassa integrazione per 3.500 operai.
Dal Mise emerge che nel piano a cui si sta lavorando è certa una presenza diretta dello Stato nel capitale dell’acciaieria; si pensa a nuove tecnologie ecosostenibili, forni elettrici e gas da affiancare al carbone; si punta ad una accelerazione per investimenti e opere ambientali; si confermano investimenti per circa un miliardo nel ‘cantiere Taranto’ . E, come detto, resterebbero alti i livelli di produzione, per 8 milioni di tonnellate l’anno, a garanzia dei livelli occupazioni, da blindare temporalmente con la cassa integrazione per accompagnare un piano da realizzare in quattro/cinque anni.
Quei livelli di produzione, tuttavia, rappresentano un nodo cruciale per la salute. Un recente studio medico-epidemiologico, infatti, ha dimostra che anche con una produzione industriale dimezzata rispetto a quelle 8 tonnellate autorizzate, una buona fetta della popolazione di Taranto, quella del quartiere Tamburi, è esposta ad un rischio “non accettabile” per la salute.