Cronaca

Botte per far abortire la compagna? Assolto dall’accusa ma condannato per maltrattamenti

LECCE- Condanna a 2 anni e 4 mesi per S. T., arrestato lo scorso febbraio dalla polizia di Lecce con l’accusa di maltrattamenti, lesioni personali e procurata interruzione di gravidanza in danno di convivente. Secondo le indagini della Questura di Lecce il ragazzo, 25enne di etnia Rom, avrebbe colpito la donna con calci nell’addome con l’intento di farla abortire. In seguito all’aborto sono scattate le indagini che hanno poi portato in carcere l’uomo. Le violenze si sarebbero verificate in più occasioni.

La sentenza è del giudice Simona Panzera al termine del rito abbreviato che si è svolto oggi.  Il pubblico ministero aveva  chiesto la condanna per i maltrattamenti e l’assoluzione dal reato del procurato aborto. Sulla base di una perizia infatti è emerso che l’interruzione di gravidanza non era stata causata dalle botte, ma da problemi legati alla salute della donna che, già in passato, aveva perso un figlio. L’uomo quindi è stato condannato solo per i maltrattamenti in famiglia. L’imputato è difeso dall’avvocato Benedetto Scippa che ha annunciato ricorso in Appello. Secondo la difesa infatti il reato si configura solo in caso di convivenza tra i due, mentre la coppia non viveva insieme.

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