TRICASE- Era già naufragato il progetto della centrale eolica nel mare di Tricase, ma ora arriva l’altolà dei giudici anche alla richiesta di risarcimento milionario avanzata dalla società Sky Saver srl che avrebbe voluto installare le pale a 21 chilometri dalla costa. Aveva chiesto, infatti, un ristoro per presunti danni pari a 49 milioni di euro, oltre interessi e spese.
È di qualche giorno fa la sentenza del Consiglio di Stato che rigetta l’appello presentato dalla società contro la sentenza del Tar Lazio che nel 2015 già le chiudeva le porte. Non contenta, ha trascinato di nuovo in giudizio il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed il Ministero dello Sviluppo Economico, oltre a Terna spa.
Sky Saver aveva già costruito il prototipo della turbina, su una piattaforma posizionale al largo del Canale d’Otranto, su un fondale di 113 metri, piattaforma che poi nel 2009 la Capitaneria ha dovuto recuperare perché si era sganciata ed era pericolosa per la navigazione.
Il Mise aveva ritenuto quel progetto meritevole di finanziamenti pubblici che complessivamente ammontavano a 5,3 milioni di euro. A quei fondi, però, la società non ha mai potuto accedere a causa dei tempi lunghi per il rilascio delle autorizzazioni. Ecco perché ha chiamato in causa Ministeri e Terna, chiedendo ai giudici di dichiarare la loro responsabilità per “l’inerzia, la negligenza e il ritardo” nel procedimento di rilascio dell’autorizzazione unica. L’istanza era stata presentata nell’agosto 2008, aveva già incassato l’ok della Regione Puglia, ma solo nel 2013, nelle more del giudizio dinanzi al Tar, la conferenza dei serivizi l’ha formalmente rigettata. Anche quel provvedimento, oltre alla sentenza di primo grado, è stato impugnato in appello ma solo perché venisse dichiarato illegittimo ai fini della richiesta di risarcimento, essendo venuto meno l’interesse a portare avanti il progetto. Secondo la società, tra l’altro, quel diniego sarebbe stato emesso solo per fungere da ostacolo alla richiesta di risarcimento danni, visto che era già stato chiarito che il progetto non poteva più essere portato avanti.
Porte sbarrate, però, anche in Consiglio di Stato, che ha confermato la sentenza del Tar, motivando diversamente e tra le altre cose, ritenendo che il danno da ritardo (al contrario di quanto sostenuto dal Tar) sia risarcibile a prescindere dalla spettanza del bene della vita richiesto (in questo caso l’ok all’autorizzazione unica). In sostanza, secondo i giudici di Palazzo Spada, ciò che conta è che Sky Saver avrebbe potuto evitare il danno eliminando l’incertezza agendo contro il silenzio della Conferenza dei Servizi. Perché è vero che ci ha impiegato troppo, oltre i termini di legge, per decidere, ma comunque la società avrebbe potuto riproporre istanza e rimettersi in termini o comunque avrebbe potuto anche attivare altre iniziative giudiziali.
t.c.