LECCE – Il tre gennaio dello scorso anno, dopo 19 anni dall’omicidio, scattarono gli arresti. Adesso, arriva la prima condanna.
Carmine Mazzotta, 45enne leccese, è stato condannato a 30 anni di carcere, ritenuto uno degli assassini di Gabriele Manca, il 21enne scomparso da Lizzanello il 17 marzo del ’99 e ritrovato morto il 5 aprile in campagna lungo la Lizzanello-Merine. Ad ucciderlo diversi colpi di pistola. Le indagini svolte giĂ all’epoca avevano inquadrato il contesto criminale.
Il processo si è svolto in mattinata con rito abbreviato, così come era stato richiesto dal pm Carmen Ruggero. Ad emettere la sentenza è stato il giudice per le indagini preliminari Cinzia Vergine. A Mazzotta viene contestata una doppia aggravante: premeditazione e futili motivi.
Come da prassi entro i prossimi 90 giorni saranno depositate le motivazioni. I legali difensori di Mazzotta, gli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti ed Enrico Grosso, si preparano all’impugnazione. “Pur accettando la sentenza -spiega l’avvocato Dei Lazzaretti- riteniamo che le dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia non possano essere considerate fonte attendibile. E questo perchè -motiva ancora- si tratta di conferme dell’avvenuto assassinio solo per interposta persona e non per testimonianza diretta”.
Le dichiarazioni a cui fa riferimento il legale sono quelle di Alessandro Verardi e Alessandro Saponaro. Fu la loro ricostruzione a consentire una svolta alle indagini.
Per gli altri indagati. Omar Marchello, Pierpaolo Marchello, e Giuseppino Mero, si procederĂ con rito ordinario.
Ad oggi la pista seguita è sempre stata quella di un regolamento di conti, in un contesto criminale nel quale Manca aveva deciso, in autonomia, di spacciare nel territorio gestito dal suo rivale. Ad ora Mazzotta è ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio, la persona che ha sparato e ucciso il ragazzo.